La donna che ha perso il marito decisa a recarsi all’estero per la fecondazione
Il ginecologo prof. Antinori chiede di inserire nel disegno di legge sul testamento biologico la «volontà procreativa del paziente»
Inserire nel disegno di legge sul testamento biologico, prossimo all’esame della Camera, una parte che riguardi la volontà procreativa del paziente, «per permettere a chi si dovesse ritrovare in uno stato vegetativo permanente di dare il consenso preventivo per avere un figlio con la procreazione medicalmente assistita». A chiederlo è il ginecologo Severino Antinori, dopo la morte dell’uomo – in coma irreversibile, deceduto domenica scorsa a Pavia – al quale, nel febbraio scorso, aveva estratto del liquido seminale per fecondare la moglie. E la donna non abbandona il progetto di avere un figlio, determinata a recarsi all’estero per procedere alla fecondazione. A riferirlo è l’avvocato della signora, Claudio Diani: «L’idea di andare all’estero era un punto fermo, l’avevamo messa in conto fin dall’inizio. Ora si tratta solo di decidere quando». Appare invece incerto il futuro della vicenda processuale. Infatti, la donna si era rivolta al tribunale di Vigevano per ottenere il via libera all’inseminazione artificiale, una volta ricostruita la, volontà del marito di avere un figlio. Però, qualche giorno prima che l’uomo morisse, era arrivato il «no» del giudice, motivato proprio dall’impossibilità di ricostruire con certezza il suo desiderio di paternità. Fra le ipotesi al vaglio c’è quella di un ricorso diretto in Cassazione, o ancora, di un ricorso in secondo grado alla Corte d’Appello. E quest’ultima sembrerebbe la strada scelta dall’avvocato: «Ritengo che a pronunciarsi, piuttosto che un giudice di legittimità sia un giudice di merito».
E, ampliando la riflessione, Diani ha proseguito: «Certamente potremmo andare avanti ugualmente per vie legali e insistere per ottenere una conferma delle volontà dell’ uomo. Ne parlerò più in là con la mia cliente. Ora non è il momento, vista la sofferenza che sta provando per la perdita, del marito». Comunque, l’unica certezza, anche davanti a un eventuale altro «no» dalle aule giudiziarie, resta la volontà della donna di andare all’estero per coronare il sogno di diventare mamma. «Provo una, grande tristezza – ha commentato Antinori – e vorrei che quest’uomo vivesse ancora. Come? Con la fecondazione assistita. La decisione dei giudici di Vigevano, contro la quale ci rivolgeremo alla Cassazione, si è basata su motivazioni ideologiche. F un’ipocrisia, poi, quella di pensare a un povero bambino senza padre: sarebbe stato un bimbo amatissimo e, comunque, quanti oggi crescono senza una figura paterna?». «Chiederò al presidente della Camera, Gianfranco Fini – ha ribadito Antinori – di far inserire una voce che preveda di poter lasciare scritte le proprie volontà, in caso di malattia grave, anche sul tema della procreazione».