Luzzatto e Reibman: noi voteremo; Un appello dalle comunità ebraiche . L’adesione di Pacifici: «L’astensionismo non prevalga»

“Una linea ufficiale non c’è e ci guardiamo bene dall’indicarla, ma dall’aria che tira credo che la maggioranza degli iscritti alla comunità ebraica andrà a votare al referendum”. E quella domenica (di giugno, probabilmente) in cui gli italiani saranno chiamati a decidere il destino della controversa legge che regola la procreazione assistita, andrà alle urne anche Amos Luzzatto. Quel che scriverà sulla scheda non lo svela, ma poiché è convinto che “l’importante è andare a votare” il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) ha firmato un appello promosso dai portavoce degli ebrei milanesi Yasha Relbman. Due righe destinate a far discutere: “Noi andremo a votare per i referendum, sui quattro quesiti ciascuno di noi esprimerà il proprio voto in base alla propria coscienza”. Firmato Amos Luzzatto, Gad Lerner, Riccardo Pacifici, Yasha Reibman e Robi Bassi, vicepresidente dell’Ucei. Nessuna indicazione di voto, ma una traccia per sapere come si esprimerà la maggioranza degli ebrei italiani la offre Riccardo Pacifici, portavoce della comunità romana: “Tutto ciò che può servire a salvare una vita o a migliorare la qualità della vita, è un dovere di ogni ebreo”. Come voterò io? “Voglio studiarmi bene i quesiti. Quel che conta è dare l’opportunità ai cittadini di esprimersi non essendoci riuscito il Parlamento, perché astensionismo e indifferenza non prevalgano”.

Gad Lerner ha già deciso: quattro crocette sulla scheda e altrettanti sì, non solo per bocciare la legge voluta dalla Cdl ma per “ribadire in un momento molto infelice la laicità dello Stato e della politica”. Del dibattito lacerante sul referendum il giornalista vicino alla Margherita è rimasto molto impressionato (negativamente) dalla “clamorosa intervista” di Giulio Andreotti al Corriere.

“Onore alla chiarezza con cui il senatore a vita ha detto che si piegherà alla disciplina imposta dalle gerarchie ecclesiastiche – riconosce Lerner – Ma mi pare che abbiamo fatto molti passi indietro”. Se Aldo Moro, Oscar Luigi Scalfaro e Franco Marini hanno “più volte litigato con i vescovi”, perché Andreotti “si è allineato al richiamo disciplinare del Vaticano?”. Il cardinale Camillo Ruini ha “pieno diritto” di esprimere come la pensa, ma la Chiesa italiana, ragiona Lerner, sta facendo dell’astensione al referendum “una questione di vita e di morte mentre non lo è, non deve esserlo”. Ed è contro questo pessimismo di fondo che “porta alla sconsolata rottura col mondo laico” che Lerner andrà a votare, con tanta voglia di dire ai cattolici “coraggio, non è l’ultima spiaggia…”.

Anche Yasha Relbman, portavoce degli ebrei di Milano, dirà quattro volte sì all’abrogazione della legge 40. “Al di là delle mie opinioni personali penso che uno Stato laico debba fare un passo indietro e consentire a tutti di compiere le proprie scelte. E poiché la Costituzione prevede il quorum, noi andremo a votare perché venga raggiunto”. E se il governo fisserà la data a giugno? “Impedirà a molti di partecipare”.