di Maria Antonietta Farina Coscioni
[inline:1]Maria Antonietta Coscioni risponde alle dichiarazioni di Mario Melazzini rilasciate in una intervista su Panorama Leggo sull’ultimo numero di Panorama l’articolo di Stefano Lorenzetto con l’intervista al dottor Melazzini. Rimango stupita quando lui parla di mio marito, Luca Coscioni, e del suo impegno politico: «L’hanno molto strumentalizzato . Un’affermazione non nuova, tanto falsa quanto ignobile, cui rispondono le parole di Luca: «Sarei un invalido strumentalizzato dai radicali, un malato portatore di un inquietante contributo? No, mi batto anche per affermare libertà e diritti fondamentali che sembrerebbero essere opzionali, almeno per un persona malata. Purtroppo, la concezione solidaristica e caritatevole cattolica spesso guarda alla persona malata o disabile come a un oggetto di cure e di assistenza piuttosto che come a un soggetto capace di pensiero, amore e azione, magari politica. Chi mi ascolta può approvare o dissentire rispetto a ciò che dico. Una cosa soltanto non può fare, perché sono io a non metterlo nelle condizioni di farlo, trattarmi da malato, da disabile. Per chi fraintende, discrimina, non ho pietà o comprensione. Lo combatto duramente, per le idee che incarna. Purtroppo, alcuni dei miei avversari sono proprio persone incidentalmente malate, disabili come me» ***************** A questa lettera di Maria Antonietta Farina Coscioni è seguita una risposta di Mario Melazzini direttamente a noi inviata che pubblichiamo. Cara Maria Antonietta, Come ti ho già detto la nostra come AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) e la mia, non vuole e non deve essere una battaglia politica.Il paziente SLA ha determinati bisogni che non sono stati e non sono a mio avviso ancora ben evidenziati a chi di competenza.Oltre che di libertà di ricerca,ai pazienti e ai familiari bisognerebbe parlare e far conoscere ciò che esiste e che si può fare per migliorare la nostra vita ora. Ciò che stiamo e sto tendando di fare è questo.Si deve informare,sensibilizzare, essere propositivi nei confronti delle istituzioni,portando loro a conoscenza di quelli che sono i reali bisogni del paziente SLA. Sono il primo a credere nel futuro della ricerca ma non si deve agire sulla emotività e disperazione legata alla malattia.La corretta informazione nel rispetto delle idee altrui è alla base di tutto. Si deve collaborare e sono pronto ad un confronto pubblico. Un caro saluto Mario Melazzini