Luca Coscioni
"Attendevamo da molto tempo che si facesse giorno, eravamo sfiancati dall’attesa, ma ad un tratto il coraggio di un uomo reso muto da una malattia terribile ci ha restituito una nuova forza.Grazie, per questo". Josè Saramago
Quattro anni fa, il 20 febbraio 2006, moriva Luca Coscioni. Quel giorno, secondo Marco Pannella, Luca nasce all´Italia: i messaggi di cordoglio del mondo politico lo battezzano eroe, testimone di speranza. In vita però è stato personaggio scomodo. Scomodissimo. E sul suo nome sono pesati troppi veti, da parte di quella stessa politica che lo saluta commossa. Quasi uno scandalo quel corpo malato che Luca ha messo in gioco per dare speranza a chi di speranza non ne ha più: a tutti quei malati che ancora oggi non sono riconosciuti come persone. Solo oggetti nelle mani della politica. La sua voce metallica è stata voce per molti nella battaglia contro ogni proibizionismo nella ricerca scientifica. Profeta muto, ha sedotto il premio Nobel Josè Saramago che non ha esitato a riconoscerlo come "forza nuova" e a schierarsi al suo fianco coinvolgendo, nel 2001, scienziati e altri Nobel per appoggiare la sua candidatura alle elezioni politiche italiane. Luca muore soffocato perché non vuole la tracheotomia, rifiuta di continuare a vivere attaccato ad una macchina. Dimostra così che nonostante la malattia è ancora un uomo libero in grado di scegliere. Non può parlare, è bloccato su una sedia a rotelle e completamente dipendente nei movimenti, eppure rivendica e mette in atto il diritto dell´individuo di decidere liberamente sulla propria vita e la propria morte. Con Luca nasce lo slogan radicale: dal corpo dei malati al cuore della politica; l´Associazione che porta il suo nome; le battaglie per la libertà di ricerca. Da vero leader politico ha tracciato, prima di lasciarci, la rotta da seguire. Le ventisette pagine che seguono sono dedicate a Luca, ma non vogliono essere un ricordo: niente è stato dimenticato. Il ricordo è spazio di un passato che non è più. Per i radicali, Luca è presente, è in noi. Per dirla con Marco Pannella: "per noi che conosciamo Aldo Capitini, e un po´ anche la cultura tibetana, la vita è la compresenza di vivi e di morti: due forme di vita che si alimentano a vicenda". La scelta di un numero monotematico è piuttosto possibilità di mostrare, attraverso il racconto di Luca, le idee che sostengono le nostre iniziative politiche. Luca Coscioni ha vissuto trentanove anni. Ventinove da sano e dieci da malato. Non una malattia qualunque, ma la sclerosi laterale amiotrofica. Praticamente, per usare le sue parole, una condanna a morte. Da vivo ha dimostrato che si può parlare essendo muti. Ora è testimonianza che i nostri morti ci parlano.