L’8 ottobre il premio Nobel per la Medicina è stato assegnato, infatti, al giapponese Shinya Yamanaka e al britannico John Gurdon. Rispettivamente per aver scoperto le cellule staminali riprogrammate, le cosiddette staminali pluripotenti indotte, e per aver aperto quella strada alla ricerca sulle staminali che nel 1996-97 permise allo scienziato Ian Wilmut ( vedi l’intervista pubblicata in evidenza ndr) di mettere a segno il primo esperimento riuscito di clonazione animale con la nascita della pecora Dolly. Gurdon oggi settantottenne nel 1962 ( l’anno di nascita di Yamanaka) ha infatti scoperto che una cellula adulta può “perdere la sua identità” ed essere riprogrammata per specializzarsi in un tipo di cellula completamente diverso. Nato nel 1933 in Gran Bretagna, a Dippenhall, si è laureato a Oxford e, dopo un lungo periodo negli Stati Uniti, presso il California Institute of Technology, ha insegnato Biologia Cellulare nell’università di Cambridge. La ricerca di Gurdon ha dato il via ad una vera e propria rivoluzione. Da allora numerose ricerche sulla clonazione animale a scopo terapeutico hanno gettato le basi per la medicina rigenerativa, ma la grande scommessa era capire i segnali che fanno partire la riprogrammazione e riuscire a controllarli. A compiere un importante passo in questa direzione sono state le ricerche di Yamanaka, che nel 2006 ha messo a punto il cocktail di geni che permette di trasformare una cellula adulta in una cellula bambina, chiamata Staminale riprogrammata indotta (Ips), riportando indietro l’orologio biologico della cellula. La scoperta ha avuto un impatto notevole anche dal punto di vista etico poiché in passato la possibilità di utilizzare cellule staminali embrionali aveva suscitato un vivace dibattito. E se i cattolici brandiscono la bandiera della ricerca di Yamanaca per escludere la ricerca sulle staminali embrionali, Yamanaca stesso raccomanda di tenere aperta la ricerca nel suo spettro più ampio, perché le scoperte i progressi in medicina non possono arrivare se si procede per compartimenti stagni, limitando ideologicamente l’orizzonte e il raggio della ricerca.
“E’ il giusto riconoscimento per scienziati che hanno trovato il modo di far girare al contrario le lancette dell’orologio- ha commentato il chirurgo Ignazio Marino all’annuncio dell’assegnazione dei Nobel 2012. “ Yamanaka ha fatto una scoperta innovativa- dice il presidente Pd della Commissione di inchiesta sul sistema sanitario nazionale -, facendo tornare indietro alcune cellule adulte e facilmente disponibili, come quelle della pelle, per ottenere cellule pluripotenti specifiche del singolo paziente. Una scoperta che potrebbe risolvere anche il problema del rigetto. In futuro, un danno di un nostro organo potrebbe essere curato con un prelievo di cellule adulte della pelle da reimpiantare, con un autotrapianto nel tessuto ammalato, dopo averle riprogrammate e riportate indietro allo stadio delle cellule staminali pluripotenti. Tengo a precisare- sottolinea Marino – che nella visione di Yamanaka, questo metodo per quanto promettente non esclude l’importanza di proseguire le ricerche anche sulle staminali embrionali che devono camminare, secondo lui, ‘mano nella mano’”.

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