Ben prima del 1987, quando questo sogno divenne una realtà, grazie al suo incontro con Piergiorgio Coin, imprenditore una grande sensibilita per i te mi del sociale e del sanitario.
La struttura è un piccolo la boratorio all’interno dell’ospedale Umberto I di Mestre, poco più di un ambulatorio. Da lì il salto e breve, vent’anni che sembrano passare in un lampo. La Regione Veneto sancisce l’anno successivo la costituzione di Fondazione con delibera regionale e ne affida la conduzione ad un consiglio di amministrazione misto, pubblico e privato.
Ed anche questo aspetto rappresenta una vera e propria novità. Con il tempo Banca degli occhi assume una diversa connotazione, non più solo raccolta delle cornee, ma anche una proficua attività di informazione e comunicazione, nata nel 1998, per promuovere la cultura di donazione. Nasce così una collaborazione con i medici e personale infermieristico negli ospedali per attivare la donazione di cornee.
Nel giro di pochi anni i tempi di attesa per un trapianto di cornea, che erano dì 24 mesi, scendono così a non più di 16 18 mesi. Aumentate del 70 % il numero delle cornee raccolte da Fondazione e in pochi anni si avvia una collaborazione con gli Stati Uniti per l’importazione di cornee per il trapianto i tempi di attesa scendono ulteriormente e si attestano a 12 mesi.
Traguardo che nel 2000 non supera gli otto mesi di attesa e che nel 2001 arriva a non pio di tre mesi. Nel 2003 un paziente attende di poter tornare a vedere non più di 30 giorni. Oggi Banca degli occhi può permettersi di guardare indietro e dì fare anche progetti per il futuro.
E nei prossimi anni la sfida si chiama cellule staminalì . ‘La nostra idea ora non è più solo quella di raccogliere le cornee, ma di coltivare le cellule staminali della cornea – spiega il professor Michele De Luca, direttore scientifico di Fondazione Banca degli occhi – Cellule staminali viste come “un servizio” agli ospedali e ai pazienti che possono così veder coltivate le proprie cellule per ottenere un tessuto che potrà trattare patologie clic non ave vano altre alternative terapeutiche.
Di fatto il nostro è l’unico gruppo al mondo in grado oggi dì orientarsi con sicurezza in questo campo. Un settore che prevede anche un grande sviluppo. ~A’intemo dì Fondazione si mettono a puint(> progetti di ricerca molto avanzati – spiega De Luca – Adesso lavoreremo anche su cellule staminali diverse, come quelle della congiuntiva ad esempio, per cercare di ricostruirla. Ma la novità assoluta è che stiamo studiando le cellule staminali della pelle per curare malattie degenerative che riguardano sia la pelle sia la cornea . Ma gli sviluppi di questa realtà riguardano anche il campo gestionale. resta naturalmente la vocazione di Banca, quindi di raccolta di cornee da trapiantare, ma sta sempre più prendendo piede anche il ruolo Sinergia con gli istituti europei e i partner privati persvìluppare progetti di ricerca dì formazione «Stiamo realizzando una sinergia con gli istituti internazionali ed esteri e, cosa assolutamente innovativa. abbiamo formalizza in un’associazione per lo sviluppo della ricerca unendo il mondo dì Banca degli occhi e l’università di Modena, dove ho la cattedra di Biochimica, per sviluppare una ricerca di base che necessita non solo dì forti radici scientifiche, ma anche di un indispensabile supporto culturale – sottolinea De Luca – una associazione pubblico-privato che faciliti l’accesso a progetti europei e a sperimentazione cliniche .
Iniziative che sono quasi dietro l’angolo: le cellule staminali corneali sono già una realtà. Quelle della congiuntiva dovrebbero trovare una applicazione entro due anni, mentre per la terapia genetica è in corso una sperimentazione, ed una eventuale applicazione clinica dovrebbe richiedere dai due ai tre anni.
Oggi, come vent’anni fa, la missione di Banca degli occhi resta quella dì rendere la donazione delle cornee una scelta consapevole e proporre a chi dona il valore di conforto, oltre a migliorare la qualità della vita di chi è affetto da malattie corneali, in particola re di coloro che necessitano di un trapianto dì cornea. La Fondazione si sostiene attraverso il rimborso spese da parte delle Asl per i tessuti distribuiti dai chirurghi a scopo dì trapianto, a questi fondi vanno aggiunti contributi della Regione Veneto, le donazioni da parte di organizzazioni, imprese e privati.
Essendo una organizzazione non lucrativa di utilità sociale, utili o avanzi digestione non possono essere distribuiti, ma vengono reinvestiti esclusivamente in opere e delle attività volte a persegui re la finalità dell’organizzazione stessa.