Fine vita: fermate questi due

L’Espresso
Silvia Cerami

 Con la regia di Gasparri e Binetti, la Camera domani potrebbe approvare il sondino di Stato: una legge medioevale e probabilmente anticostituzionale. Da Veronesi a Ignazio Marino, ecco perché è un obbrobrio

 

«Una norma ingiusta», «impietosa», «massimalista sul piano ideologico e fragilissima dal punto di vista giuridico». «Una legge di una gravità inaudita», peggio «anticostituzionale». «Una sopraffazione giocata sulla pelle dei cittadini», «una soluzione irrazionale e in aperto contrasto col principio del rispetto della persona umana», perché «si parla di Stato di diritto, ma qui i diritti vengono violati».

Martedì, dopo due anni di rinvii, la Camera vota sul disegno di legge relativo al testamento biologico e lo scontro si riapre. Il testo non sarà definitivo, perché il provvedimento dovrà essere votato anche al Senato, ma la maggioranza prova la spallata decisiva.

Punto chiave l’articolo 3 del ddl con cui si stabilisce la platea della Dichiarazione Anticipata di Trattamento (DAT) e si affronta la questione dell’alimentazione e dell’idratazione assistita. Per le opposizioni si tratta di una decisione che calpesta i diritti individuali tutelati dalla Costituzione e non riconosce la sovranità della libertà di coscienza.

Ecco le voci di chi si oppone a questa legge obbrobrio. 

Umberto Veronesi: «Il  Parlamento sta prendendo decisioni che calpestano i diritti individuali  tutelati dalla Costituzione italiana e alcuni suoi principi fondamentali , come quelli contenuti nell’articolo 31. Per questo l’alternativa più ragionevole in questo momento é  fermare  l’iter legislativo :  l’assenza di una legge sia  un male minore rispetto a una cattiva legge. Il movimento a favore del Biotestamento , che io stesso ho promosso in Italia, aveva auspicato una legge, come forma di tutela ulteriore della volontà della persona  e come estensione naturale del Consenso Informato alla Cure , che è già norma in Italia. Ma paradossalmente  ora il  disegno di legge al voto nega il principio stesso per cui è il biotestamento è nato nelle democrazie avanzate  e,  unico caso in occidente , dice no all’ autodeterminazione dell’individuo rispetto  ai trattamenti che vuole o non vuole ricevere.    La mancanza di una normativa permetterebbe a tutti , medici e cittadini,  malati e famigliari , di decidere in scienza e coscienza a seconda  dei casi e delle proprie convinzioni, la propria fede o l’assenza di fede, rispettando così  l’unico punto fermo nel dibattito : la volontà della persona e la sua inviolabile dignità . Viviamo in un  Paese civile e dovremmo credere  nelle nostre capacità di scelta come individui  e come comunità. Inoltre siamo aiutati  in questo da strumenti condivisi  anche a livello internazionale, come  il nuovo codice di deontologia medica e  la Convenzione di Oviedo sui diritti del malato, che il nostro Paese ha sottoscritto nel 1997».  

Emma Bonino, Radicali
: «Con questa legge la Camera  deciderà che il cittadino non ha diritto di scegliere sulla cosa più difficile e importante della sua vita, cioè sulla propria morte. Eppure noi radicali chiediamo una cosa semplice, quasi banale: che ogni individuo possa scegliere se continuare a vivere ad ogni costo – anche quando si tratta non più di "vita" ma di mera "esistenza" allo stato vegetativo – o se smettere le cure e morire in pace. Chiediamo che sia l’individuo, nella Dichiarazione Anticipata di Trattamento (DAT), a poter  elencare – primo – le cure cui vorrà fare ricorso e – secondo – quelle a cui non vorrà essere sottoposto in caso di malattia terminale o di morte celebrale. Grazie al voto di domani la seconda possibilità gli sarà sbarrata: non saremo quindi noi padroni dei nostri ultimi istanti, saranno altri a decidere. Al grido "Nessun altro caso Englaro", stanno per imporre lo stato vegetativo per legge. Da domani ci sarà una libertà di scelta fondamentale in meno per noi e il rischio di un reato in più per i medici».  


Ignazio Marino, Pd
: «La legge sul testamento biologico votata alla Camera dei Deputati è una sopraffazione giocata sulla pelle dei cittadini. E’ una normativa contraddittoria che il centrodestra ha voluto esclusivamente per ragioni di basso tatticismo politico e con cui si lascia allo Stato il potere di decidere come gli italiani dovranno curarsi nel momento in cui dovessero perdere coscienza, senza alcuna ragionevole speranza di recupero dell’integrità intellettiva. In nome del principio della indisponibilità della vita, l’individuo viene privato del diritto di scegliere le terapie che ritiene di poter accettare e indicare quelle alle quali non vuole essere sottoposto. La legge dello Stato, al contrario, potrà imporre l’accanimento terapeutico sul corpo del malato, anche contro la sua volontà. La legge introduce il testamento biologico ma sarà un pezzo di carta senza valore, infatti non sarà vincolante per il medico, che potrà non tenerne conto, e inoltre troverà applicazione solo per i pazienti che si trovino in stato di "accertata assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale", ovvero che siano praticamente morti. Sarà possibile indicarvi le prestazioni terapeutiche cui si desideri essere sottoposto in caso di perdita di coscienza, ma non quelle che si intende rifiutare o sospendere. Non sarà possibile dire no ad una procedura medica che ritenuta sproporzionata, né ci si potrà sottrarre all’idratazione e alla nutrizione artificiali somministrate attraverso un tubo inserito nell’intestino anche avendo indicato chiaramente in precedenza di non accettarli. Ha ragione chi dice che si introduce il "sondino di Stato". Gli italiani sono sempre stati favorevoli ad una legge che lasci al singolo libertà di scegliere e che garantisca nello stesso modo sia chi decide di avvalersi di ogni tecnologia, presente e futura, sia chi, al contrario, intende rinunciare ad un inutile accanimento. Questo governo non li ha ascoltati».