Migliorare le cure palliative e legalizzare l’eutanasia. Il Belgio insegna che le due strategie non si escludono a vicenda, come spesso si teme. Tutt’altro. Nei primi anni ottanta il Belgio ha cominciato a sviluppare un sistema di cure palliative per alleviare il dolore nei malati terminali. E allo stesso tempo si sono affermati i movimenti a favore dell’eutanasia. Al primo posto vengono messe le esigenze del malato, che deve essere correttamente ascoltato e informato sulle terapie di fine vita. Non è un paradosso né un caso fortunato, commenta sul Bmj un gruppo di ricerca di Bruxelles, che il Belgio sia uno dei paesi più avanzati nell’assistenza ai malati terminali (viene dopo la Gran Bretagna e l’Irlanda per quantità di risorse pro capite dedicate alle cure palliative) ed è il secondo in Europa, dopo i Paesi Bassi, ad aver legalizzato l’eutanasia. Tra il 1998 e il 2001, mentre nel paese si discuteva della "dolce morte", la qualità dell’assistenza ai malati è migliorata: nel complesso i casi di interruzione della vita sono rimasti quasi gli stessi, ma sono diminuiti quelli di eutanasia volontaria (dall’1,1 allo 0,3%). "In Belgio il processo di legalizzazione è stato legato – sul piano etico, professionale, politico ed econonomico- allo sviluppo delle cure palliative."
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