La Spagna permette ciò che l’Italia proibisce. Il governo socialista di Zapatero entro la primavera licenzierà una legge che rende possibile la nascita di «figli su misura». Bambini scelti, attraverso la selezione degli embrioni, per essere utilizzati come donatori di midollo osseo e cellule staminali per i fratellini colpiti da malattie genetiche. Non si tratterà quindi soltanto di eliminare gli ovociti fecondati che presentano difetti molto gravi. Ma di effettuare una seconda cernita su quelli sani, destinando all’impianto solo gli embrioni compatibili con i fratellini in attesa. Una commissione verrà incaricata di autorizzare di volta in volta la tecnica finalizzata alla nascita di «bebè terapeutici». Casi sovrapponibili a quello avvenuto a Pavia, lo scorso settembre. Un bambino turco utilizzato come donatore di staminali per il fratello talassemico. La selezione era stata effettuata in un centro di Istanbul, dal genetista italiano Francesco Fiorentino, in modo da aggirare i divieti italiani che in quel periodo erano ancora in discussione in Parlamento.
Il progetto di legge spagnolo è stato annunciato dal ministro della Sanità, Elena Salgado. Si prevede l’approvazione definitiva, dopo il dibattito in Parlamento, entro il 2006. Oggi nei centri iberici la diagnosi preimpianto per coppie colpite da malattie genetiche è già autorizzata. La possibilità è stata ampliata. La normativa sostituirà quella approvata nel 2003. Tra le novità, l’eliminazione del limite degli ovociti da fecondare per ogni ciclo riproduttivo. Resta inalterato invece il numero massimo di embrioni che potranno essere trasferiti, tre. L’obiettivo, anche qui, è di evitare la creazione di sovrannumerari da destinare al congelamento. Grande soddisfazione all’Istituto Valenciano di Infertilità, l’Ivi, la prima istituzione medica spagnola dedicata esclusivamente alla riproduzione umana, da cui è partita l’iniziativa di promuovere la proposta sui «bebè terapeutici». L’Ivi ha ricevuto diverse richieste da parte di genitori con figli affetti da malattie genetiche, determinati a mettere al mondo fratelli o sorelle con le stesse caratteristiche dei primogeniti, in modo da salvarli attraverso il trapianto. Bambini colpiti da talassemia, da anemia Fanconi o alcuni tipi di leucemia. Come riporta il sito dedicato alle cellule staminali dell’associazione per i diritti di utenti e consumatori, l’Aduc, lo scorso maggio la direttrice dell’Ivi, Amparo Ruiz, ha reso noto che tra le richieste inviate alla Commissione nazionale per la riproduzione assistita, due provenivano dall’Italia. Genitori con figli malati di beta talassemia: «Dobbiamo aiutarli – aveva affermato -. C’è un vuoto legale». La Salgado già allora aveva espresso la sua disponibilità. Da noi la legge 40 lasciava un certo margine alla diagnosi preimpianto (non però ai bimbi su misura), ma gli spiragli interpretativi sono stati chiusi dalle successive, rigorose, linee guida del ministero della Salute. Giovanni Mommi, ospedale Microcitemico di Cagliari, che opera in una Sardegna tristemente ricca di talassemici, non si stanca di ricordare: «L’Italia era all’avanguardia in questo settore. Ora le coppie sono costrette ad andare all’estero».