"Utilizzando nei topi le staminali neurali siamo riusciti a ricostruire la mielina", hanno spiegato Martino e Vescovi durante la conferenza stampa di presentazione dello studio tenutasi ieri al San Raffaele. Nel cervello e nel midollo spinale esistono infatti cellule non specifiche che se opportunamente stimolate riescono a differenziarsi fino a divenire cellule specifiche del cervello, in particolare responsabili della produzione di mielina. Ecco quindi che una volta prelevate le cellule staminali dai topi, e dopo averle coltivate in laboratorio, i ricercatori le hanno iniettate in parte nel sangue (a livello della coda) in parte nel cervello di modelli murini di sclerosi multipla. E hanno visto che queste sono migrate fino alle lesioni, e lì hanno cominciato non solo a differenziarsi fino a formare la mielina ma anche a stimolare i meccanismi di autoriparazione del tessuto. "In questo modo le lesioni sono state riparate portando a una pressoché totale guarigione: sette su dieci hanno recuperato la capacità di camminare in modo significativo, mentre per tre su dieci questo recupero è stato completo", ha spiegato Martino.
Risultati insperati fino a qualche anno fa, che fanno della medicina riparativa una prospettiva reale. La ricerca dei due scienziati italiani sorprende anche perché le speranze legate all'impiego delle cellule "madri" per riparare delle lesioni era legata alla localizzazione delle stesse. In altre parole si pensava fosse più semplice agire nel caso del morbo di Parkinson, dove a essere colpita è un'area specifica del cervello. "E invece è regolarmente successo il contrario", ha commentato Vescovi. "Le cellule staminali adulte neurali producono una rimielinizzazione multifocale", come si legge sulle pagine di Nature.
Ma perché dalla ricerca di base si passi alla messa a punto di una terapia bisognerà aspettare ancora del tempo, almeno cinque anni. Il prossimo passo sarà quello di procedere con la sperimentazione sulle scimmie alle quali saranno iniettate cellule staminali umane. Solo dopo aver ottenuti risultati positivi da questi esperimenti sarà possibile pensare all'essere umano. "E' all'orizzonte una svolta ma i malati devono continuare a seguire le indicazioni dei propri neurologi di fiducia", raccomanda nell'occasione Mario Battaglia, presidente dell'Associazione nazionale sclerosi multipla. Che insieme al "Progetto mielina", la Fondazione Algarini, l'Unione Europea e la Bmw ha finanziato i due ricercatori.
<i>di Letizia Gabaglio</i>