Bondi: l’embrione non è una vita futura

Sandro Bondi
Caro direttore, nel suo fondo di ieri, il professor Sartori muove due discutibili accuse alla Chiesa e ai cattolici: la prima è di non spiegare che differenza vi sia fra la vita umana e quella «dimosche e zanzare», che sono pur sempre esseri viventi. Al di là della singolarità del tema, è la risposta a lasciare perplessi: «In passato la risposta era l’anima…Ma oggi l’anima viene dimenticata,la Chiesa non ne parla quasipiù. L’omissione è stupefacente»,Stupefacente semmai è questa impostazione: come si può affermare che l’anima è un concetto dimenticato,quando invece essa è uno dei fondamenti della fede?
Si può non condividerlo, ma attribuire ad altri le proprie convinzioni è quantomeno scorretto.
Più interessante è il secondo appunto del professore: «La congiunzione dello spermatozoo maschile con un gamete femminile è già, in quel momento, vita umana? La fede può rispondere di si. Ma la ragione deve rispondere di no». Questo,secondo Sartori, è l’argomento razionale: che la vita umana si differenzia da quella degli altri esseri viventi «quando comincia a rendersi conto, a soffrire anche psicologicamente,anche spiritualmente.Non certo da quando sta ancora nell’utero della madre». Quest’affermazione merita una risposta basata non sulla fede,ma sulla ragione e sulla scienza. Prima di tutto, la distinzione non è del tutto esatta, poiché anche gli animali hanno consapevolezza della propria esistenza e paura della morte. Certo, la consapevolezza umana è differente,differente l’intelligenza che la guida. Ma questo basta per affermare la sua superiorità? Seguendo il ragionamento di Sartori dovremmo rispondere di no, si tratterebbe di un arbitrio daparte della nostra specie. Ma il principale errore di Sartori è là dove afferma che la vita umana, la scintilla della consapevolezza «non inizia certo quando sta ancora nell’utero della madre». Ora, basta essere genitori per sapere che Sartori ha torto. Non si può negare in modo così brutale il miracolo della vita e dell’amore: chi ha «accarezzato» li proprio bimbo nel periodo della gestazione, chi ha amato quell’essere che cresceva nel ventre di una donna, non può che inorridire di fronte a tanto cinismo.Non solo: la scienza ha dimostrato che sia dal primi giorni l’embrione reagisce aglistimoli del mondo esterno:questa è «esperienza». Un’esperienza così importante da segnare l’essere umano e da caratterizzarlo prima e dopo la sua nascita.
Dunque, se il feto reagisce agli stimoli, apprende, esprime
emozioni (basti pensare alla disperata difesa che mette
in atto nel momento dell’aborto), dichiarare che ciò non è vita è il vero arbitrio.Sartori aggiunge che «per la logica io uccido esattamente quello che uccido. Non posso uccidere un futuro che ancora non esiste». Ma questa è una colossale sciocchezza:perché qui si parla di uccidere un «presente»,
annullando arbitrariamente anche li futuro che lo attende. Professor Sartori, se si uccide un embrione o un feto non si toglie la vita a un «futuro che ancora non esiste», ma a una vita umana nella prima fase del suo sviluppo.
Se così non fosse, non si potrebbe sopprimerla, perché, come lei dice, non esisterebbe.E se la si interrompe, si sopprime un essere che comincia ad apprendere, a sentire,certo in forme meno sofisticate di quelle di un adulto,ma comunque in forma umana: è questolipunto fondamentale.L’embrione e il feto sono esseri umani. Chelo siano da un minuto o da sei mesi che differenza fa? Se non si interviene per sopprimerla,quella primigenia scintilla ha davanti a sé un avvenire di emozioni, dolore,esperienza, gioia.
Chi è lei,chi siamo noi per impedire tutto questo?