Scaduto oggi il termine per la presentazione. Cifra record dai Radicali: 2.500, dal Pd 173. Di questi, 82 da singoli senatori
ROMA – Pioggia di emendamenti dall’opposizione sul ddl sul testamento biologico, che dovrebbe approdare in aula a Montecitorio giovedì 19. Scadeva oggi il termine per la presentazione e dai Radicali ne sono arrivati 2.500, di cui un 20 per cento provenienti dalla campagna via internet, mentre dal Pd 173, compresi quelli dei singoli senatori come Francesco Rutelli, che ne ha presentati sei.
Una valanga. Alle ore 15 di oggi, ora di scadenza per la presentazione degli emendamenti per l’Aula – rendono noto i senatori radicali nel gruppo del Pd Donatella Poretti e Marco Perduca – "la delegazione radicale, a cui si è aggiunta la senatrice Chiaromonte come firmataria di buona parte dei documenti depositati, ha presentato: due pregiudiziali di costituzionalità; una richiesta di sospensiva; cinque ordini del giorno che richiamano, tra le altre cose, la Dichiarazione universale dei diritti umani, i vari patti internazionali in materia di diritti civili ma anche economici, la necessità di accelerare il processo legislativo in materia di cure palliative, il software utilizzato per il registro nazionale dei testamenti biologici, 2572 emendamenti tra soppressivi, migliorativi e aggiuntivi di cui un 20% provenienti dalla campagna via internet sull’ostruzionismo partecipativo portata avanti assieme all’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica".
Un buon numero lo fa registrare anche il Partito democratico: 173 in tutto gli emendamenti al ddl Calabrò, di cui 75 firmati da tutti i membri democratici della commissione Sanità (compresa la radicale Donatella Poretti), mentre gli altri 82 sono stati presentati da singoli senatori e 16 a firma del senatore Ignazio Marino, rendono noto fonti del Pd. Il gruppo sta inoltre presentando una pregiudiziale di costituzionalità da discutere in aula mentre il senatore Daniele Bosone ha presentato un ordine del giorno sulla rete di assistenza a persone in coma o in stato neurovegetativo.
Dalla maggioranza arrivano una quindicina di emendamenti, fa sapere lo stesso Raffaele Calabrò, relatore del provvedimento. Il Pdl, aggiunge, "al voto in Aula si presenterà compatto". Gli emendamenti presentati dalla maggioranza, ha spiegato il relatore, "mirano soprattutto a rendere il testo di legge più semplice e snello. Non ci sono modifiche sostanziali rispetto ai principi affermati nel ddl licenziato dalla commissione Sanità".
Nel Pd l’emendamento Finocchiaro sull’alimentazione e l’idratazione è stato firmato anche dalla capogruppo in commissione Sanità Dorina Bianchi, dal direttivo del gruppo e da tutti i componenti della commissione Sanità fatta eccezione per Emanuela Baio e Claudio Gustavino. Prevede che "l’idratazione e la nutrizione, indicate nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono da considerarsi sostegno vitale e sono comunque e sempre assicurate al paziente in qualunque fase della vita". Tuttavia, si legge nel testo, "nell’ambito del principio di autodeterminazione, nel rispetto dell’articolo 32, secondo comma, della Costituzione, è ammessa l’eccezionalità del caso in cui la sospensione di idratazione e nutrizione sia espressamente oggetto della dichiarazione anticipata di trattamento".
Dal canto suo Francesco Rutelli tenta di riproporre la sua "terza via" con sei emendamenti a sua firma. Obiettivo tentare di colmare alcuni "punti carenti" del provvedimento firmato da Calabrò. Ancora un tentativo, insomma, per riavvicinare le posizioni tra gli schieramenti e responsabilizzare il medico a non dare corso ad accanimento terapeutico nelle fasi terminali della vita. Tra le proposte di Rutelli presentate questa mattina, che avrebbero anche l’adesione di altri senatori Pd – il coinvolgimento del paziente minore (che invece è escluso nel testo di maggioranza); la responsabilizzazione rispetto al rischio di eutanasia del personale sanitario, oltre che del medico; la riformulazione di due degli emendamenti in base ai quali nelle fasi terminali il medico non deve dar corso ad accanimento terapeutico dialogando con il fiduciario e i familiari, e deve comunque tener conto della volontà espressa dal paziente anche se le dichiarazioni del soggetto fossero scadute.