Tribunale Supremo spagnolo: un diritto all’obiezione di coscienza minerebbe le basi dello stato di diritto




Dichiarazione di Alessandro Capriccioli e Josè De Falco*: In Spagna, paese nel quale è stato introdotto il matrimonio tra omosessuali, alcuni giudici avevano sostenuto che la loro coscienza cattolica gli impediva di ratificare nozze tra persone dello stesso sesso.Investito della vicenda, il Tribunale Supremo ha tuttavia stabilito che per un giudice non è possibile venire meno al proprio dovere per ragioni di carattere religioso.Di fronte a simili notizie è impossibile evitare di fare un paragone con quanto accade in Italia,

in cui l’obiezione di coscienza viene sollevata ad ogni pie’ sospinto da chiunque abbia a che fare, sia pure alla lontana, con quelle che le gerarchie cattoliche si ostinano a etichettare come "questioni etiche", ma che invece si dovrebbero più correttamente chiamare "diritti civili".In Italia, com’è noto, fanno obiezione di coscienza i medici che non prescrivono la pillola del giorno dopo, i farmacisti che si rifiutano di venderla, gli anestesisti che si astengono dal sedare le donne che abortiscono, i medici di base che non ne vogliono sapere di prescrivere i farmaci per la fecondazione assistita e quelli che sostengono che gli esami di laboratorio sullo sperma possono essere effettuati solo se il seme non è stato raccolto con la masturbazione.Dalle nostre parti, insomma, in spegio della legge obiettano un po’ tutti, adducendo le motivazioni più fantasiose e soprattutto, cosa gravissima, restando sistematicamente impuniti.La sentenza spagnola fornisce quindi l’occasione per ricordare che in uno stato di diritto, qualora un incaricato di un servizio pubblico nell’esercizio delle sue funzioni si trovi in disaccordo con quanto gli viene richiesto in ragione delle sue convinzioni di tipo religioso (e come tali strettamente personali), le alternative percorribili sono due: tenere per sé le proprie motivazioni religiose, e quindi fornire puntualmente le prestazioni richieste, oppure dedicarsi ad altre attività.Tertium non datur, a meno di non voler lasciare mano libera a coloro che praticano l’imposizione della propria coscienza su quella altrui, precipitando così un’intera nazione in quello che, a tutti gli effetti, sarebbe un nuovo medio evo. Facciamo nostre le considerazioni del tribunale Supremo spagnolo secondo cui se fosse sancito un diritto all’obiezione, allora «l’efficacia di ciascuna norma giuridica dipenderebbe dalla loro conformità a ciascuna coscienza individuale, il che minerebbe le basi stesse dello Stato democratico e di diritto».

 *Membri di Giunta dell’Associazione Luca Coscioni