Quattro anni dopo DJ Fabo, il suicidio assistito in Italia è diventato legale, ma mancano le regole

Dj Fabo

L’Associazione Luca Coscioni torna in tribunale, contro l’ASL

Una persona al giorno vuole andare in Svizzera, sei volte di più rispetto all’anno scorso, portando a quasi mille le richieste in sei anni

Quattro di loro e trenta in un mese hanno avviato le pratiche

Sono passati quattro anni dalla morte di Dj Fabo, la persona accompagnata da Marco Cappato presso una clinica svizzera, dove ricorse a suicidio assistito.

Al termine di un lungo iter processuale giunto fino in Corte Costituzionale, la Consulta con sentenza numero 242\2019 ha dichiarato incostituzionale il divieto di aiuto al suicidio di cui all’articolo 580 del Codice penale nei soli casi in cui l’aiuto fornito è ad una persona malata in determinate condizioni accertate da una struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale previo parere del comitato etico.

La Corte ha ribadito con vigore l’auspicio che la materia formi oggetto di sollecita e compiuta disciplina da parte del legislatore, conformemente ai principi precedentemente enunciati. Ma la sentenza della Consulta è stata finora ignorata da tutti i Governi che si sono succeduti delineando una situazione paradossale, un corto circuito istituzionale su un tema a tutti gli effetti legale.

“La battaglia di Dj Fabo ha avuto un primo effetto immediato, ha portato nel nostro Paese un diritto fondamentale come la possibilità di redigere le disposizioni anticipate di trattamento, anche se l’unica campagna informativa sul tema la sta conducendo – con affissioni in 5 città – l’Associazione Luca Coscioni, invece del Ministero della Salute” dichiara Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.

“Tanti infatti ancora ignorano questa possibilità e, a pochi giorni dall’inizio della campagna, sul nostro sito abbiamo registrato un boom di contatti e download del modulo necessario. Sul suicidio assistito, dopo Fabo e Davide Trentini il testimone ora è passato idealmente a “Mario”(nome di fantasia), una persona immobilizzata da 10 anni che ha chiesto ricorrere al suicidio assistito nel rispetto delle decisioni della Consulta, ma che dopo aver ricevuto il diniego dall’ASL ci ha contattati per intraprendere un percorso giudiziario.

“Nell’ultimo mese, quotidianamente abbiamo ricevuto richieste di aiuto e di informazioni da almeno una persona al giorno per andare a morire in Svizzera”, replica il Segretario dell’Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo.

“Sei volte più dell’anno scorso, portando a quasi mille le richieste in 6 anni solo alla nostra associazione. Persone malate con prognosi infausta che chiedono di poter procedere in Italia e porre fine alle proprie sofferenze decidendo in prima persona, ma con i propri cari vicini.

L’Associazione Luca Coscioni così ha recentemente inviato una lettera al neo Governo, all’indirizzo del Ministro Roberto Speranza e del vice ministro Pierpaolo Sileri, in cui si chiede con urgenza, l’emanazione di atto idoneo, indirizzato a tutte le strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale e ai Comitati etici, in pieno adempimento della dichiarazione di incostituzionalità della Corte costituzionale.

L’atto di cui si chiede l’emanazione potrà richiamare al dovere di procedere le strutture pubbliche del Servizio Sanitario Nazionale, secondo quanto affermato proprio dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale. La Consulta prevede inoltre l’intervento di un organo collegiale terzo, rinvenuto nei “Comitati etici territorialmente competenti”, affinché dia il proprio parere in relazione alle condizioni richieste dalla Corte stessa e alle modalità di esecuzione della scelta del malato, così da garantire la tutela delle situazioni di particolare vulnerabilità. Continuiamo ad attendere risposte, come succede da oltre sette anni fin dal deposito della proposta di legge di iniziativa popolare per la legalizzazione dell’eutanasia.

Lettera al Ministro Speranza sulla sentenza della Corte Costituzionale