I risultati pubblicati su “Nature” delle ricerche condotte dall’Advanced Cell Technology” dovrebbero essere accolti con soddisfazione – come ogni volta che la conoscenza fa dei passi avanti – ma non autorizzano trionfalismi sulla soluzione dei “problemi etici” derivanti dalla ricerca sugli embrioni, soprattutto in Italia.
Se infatti da un punto di vista scientifico la prudenza è sempre d’obbligo rispetto a ciò che accade sui fronti più avanzati di ricerca, sul piano politico il fondamentalismo ideologico del compatto campo proibizionista ha già dimostrato di non tollerare alcun compromesso e soluzione intermedia.
Ciò è particolarmente evidente in un Paese come l’Italia, dove la legge 40 non solo vieta l’estrazione di linee cellulari da quelli embrioni che stanno marcendo nei congelatori (e dei quali la legge stessa, proibendo l’eterologa, impedisce ogni possibilità di impianto in utero, senza che più nessuno dei “crociati della vita” si mobiliti o si scandalizzi), ma è anche vietata la biopsia sull’embrione per l’analisi pre-impianto, cioè la stessa tecnica che sarebbe necessaria per condurre in Italia la ricerca realizzata dall’Advanced Cell Technology. Per intenderci, Robert Lanza e i suoi ricercatori in Italia rischierebbero da due a sei anni di carcere pagando una multa da 50 a 150.000 euro
Chi dunque saluta con entusiasmo la possibilità che le ricerche USA facciano cadere i problemi etici, sicuramente non si riferisce all’Italia, dove la libertà di ricerca scientifica, compresa la libertà di cercare soluzioni che incontrano un maggiore consenso politico, passa per la necessaria e immediata radicale riforma o abrogazione della legge 40.