RU486/Aifa – Viale: difende l’Aifa e sfida il MPV: “Confronto pubblico su ru486 e morti.”

Silvio Viale, della direzione dell’Associazione Coscioni, che domani sarà presente al corteo dell’8 marzo a Torino con i compagni radicali, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

"Leggo che il Movimento per la Vita chiede addirittura un decreto legge per bloccare la RU486, tirando in ballo la questione delle morti, e attacca l’AIFA per avere censurato la notizia di tali decessi in un articolo pubblicato a ottobre. Evidentemente non devono aver letto l’articolo, ma essersi limitati alle drammatizzazioni della coppia Eugenia Roccella e Assuntina Morresi, poiché l’AIFA non censura affatto le morti per sepsi da Clostridium; dedica loro un capitolo. L’articolo, addirittura reperibile on line (http://www.agenziafarmaco.it/allegati/04_aggiornamenti.pdf ), sintetizza in questo modo la posizione della FDA (Food and Drug Administration): "L’aggiornamento dell’agosto 2007 da parte della FDA riporta, in merito agli esiti fatali, per gli Stati Uniti, a partire dal 2000, sei casi di morte per sepsi, cinque attribuiti al Clostridium sordellii e uno al Clostridium perfringens. La nota conclusiva del documento sottolinea come ad oggi si ritiene che i benefici legati all’utilizzo della molecola superino i rischi."

Se c’è stata una censura da parte dell’AIFA, essa riguarda la posizione dell’Agenzia europea del farmaco (EMEA), che nell’articolo non è riportata. Nell’approvare le nuove indicazioni per il mifepristone (Ru486), nel 2007, l’EMEA afferma che si tratta di "rarissimi di shock tossici letali causati da Clostridium sordellii" e conclude "che il nesso potenziale con l’impiego di mifepristone debba essere escluso".

Per quanto riguarda gli altri decessi sotto accusa, che i contrari alla RU486 ripetono a ciclostile, si tratta di casi eterogenei che non modificano il giudizio sulla RU486.

Se è vero che la mortalità per aborto medico, analoga a quella per aborto spontaneo, è 10 volte maggiore a quella per aborto chirurgico, occorre onestamente dire che si tratta di rischi bassissimi, 0,8 per 100.000 e 0,1 per 100.000, praticamente trascurabili in medicina e nella vita quotidiana.

Il rischio di morire per RU486 è lo stesso rischio che una donna ha di essere assassinata (1 per 100.000), è minore a quello di morire in automobile ed è inferiore al rischio di mortalità per il Viagra (5 per 100.000 prescrizioni). Il rischio di morire per aborto è, poi, notevolmente inferiore al rischio di morire in gravidanza che è di 10 per 100.000, con la paradossale conseguenza che la gravidanza comporta un rischio di morte di 10 e 100 volte superiore ad abortire.

La questioni delle morti viene usata come un argomento da ultima spiaggia per creare confusione e tentare di bloccare la registrazione del farmaco, agendo sull’emotività. Una mossa disperata, visto che si tratta di una procedura europea e che l’argomento "morti da RU486" non ha funzionato in Europa e nemmeno negli USA.

Sulla RU486 non temo alcun confronto e, quindi, rinnovo la mia sfida al MPV, a Ferrara e al duo Roccella-Morresi di un dibattito pubblico sulla RU486, sugli effetti collaterali e sulle complicazioni, comprese quelle che loro definiscono l’elenco delle "morti da RU486."