Non parlerò della diagnosi preimpianto perché Luca ne parlerà successivamente. Volevo fare un po’ una panoramica sulla situazione della legge 40 a livello nazionale. Ogni regione in Italia ha normato la legge 40 prevedeva linee generali e poi ogni regione ha applicato una propria normativa per cui c’e’ oggi in Italia una situazione fortemente diversificata che porta a flussi migratori da una regione a un’altra, alcune regioni hanno applicato delle politiche più aperte per cui oltre a dei centri pubblici hanno convenzionato anche centri privati, quindi privati convenzionati limitando l’effettuazione di un certo numero di attività. Le proprie pazienti vengono pagate con budget regionali quelle da fuori con il budget di altre regioni. Cosa si è verificato? Gran parte delle regioni ha emesso normative a partire dal 2004-2005, Calabria e Lazio per ultime hanno messo mano alla normativa. Nel Lazio non ci sono centri accreditati, ma lavorano in base a una autodenuncia del 2000, quest’anno è scattato il limite oltre il quale i centri dovevano essere, si dovevano dichiarare a norma o meno, tutti i centri pubblici del Lazio si sono dichiarati fuori norma chi per grandi difficoltà strutturali e qualcuno per piccole mancanze di apparecchiature. La realtà è che in questo momento non c’è un centro pubblico nel Lazio che possa offrire una fecondazione in vitro. Il policlinico Umberto I deve fare grandi lavori strutturali, ha investito circa 1 milione e 200 mila euro su questo centro, i lavori sono iniziati. Anche a Latina i lavori stanno per iniziare. Il centro Sant’Anna ha necessità di poche apparecchiature e probabilmente nel giro di qualche settimana potrà ripartire e così anche per il centro Pertini. Il problema grosso è, come dicevo prima, la migrazione. Cosa succede? Succede per esempio che la Toscana come la Lombardia, il Friuli, avendo una grande disponibilità di centri attira dalle altre regioni pazienti, quindi capita che nel Lazio si fanno circa 6 mila e 200 cicli l’anno con quasi tutti residenti, il 26% solo fuori regione, di queste fuori regione solo l ‘1, 4% va in centri pubblici. Questo perché? Perché di fatto questa regione storicamente non ha applicato ne’ normative proprie ne’ utilizzato fondi che pur riceve dallo stato dal 2004, per cui attualmente ha circa 4 milioni 195 mila euro in capitolo di bilancio di fondi dedicati alla fecondazione assistita. La stessa regione che fino adesso, speriamo che cambi rapidamente questa tendenza, non ha privilegiato, non ha curato i propri centri però paga altre regioni, per cui si verifica il paradosso che una regione in deficit di bilancio paga la toscana 1900 euro per ogni ciclo, paga alle altre regioni cifre che vanno intorno ai 3-4 mila euro. Finanziamo le altre regioni non finanziamo i nostri centri e questo ha creato il cosiddetto “turismo”, bruttissima parola, questo è un obbligo, è un’espulsione, delle proprie cittadine verso altre regioni. Ci auguriamo che questa situazione possa rapidamente essere messa a norma per alleggerire quello che è un travaglio di salute fisica ma anche psicologica pesante per ogni coppia che deve affrontare i problemi di infertilità e alleviare anche situazioni ancora più drammatiche, per esempio non abbiamo una banca di ovociti per pazienti oncologiche, in genere sono giovani donne che devono affrontare per esempio il problema del carcinoma della mammella, vorrebbero potere conservare ma i pazienti devono andare a Bologna dove ci sono centri più curati. La nostra speranza, fino adesso e’ andata purtroppo, e’ stata mal riposta, e’ stata vana, che ci possa essere un rapido, una rapida inversione di rotta perché i soldi ci sono, può essere un risparmio perché pagare pazienti e altre regioni e obbligare le residenti ad andare fuori non mi sembra che sia una grande idea. E’ necessario che ci sia una strutturazione di una rete di centri pubblici efficace e ben distribuita sul territorio, le strutture ci sono. Anche la nostra per esempio, anche la genetica potrebbe essere messa in grado perché le professionalità ci sono, l’augurio è che possa essere effettuato nel più breve tempo possibile.

L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.