Riportiamo una agenzia letta a Radio Radicale in merito all’atto di indirizzo della Regione Lombardia sull’ aborto terapeutico
– "Inopportuno e imprudente. Non puntuale e affrettato rispetto ai tempi". Cosi” Gianpaolo Donzelli, professore di Medicina neonatale e pediatria preventiva all”universita” degli Studi di Firenze, commenta all”ADNKRONOS SALUTE l”atto di indirizzo approvato oggi dalla Regione Lombardia che fissa a 22 settimane piu” 3 giorni il termine ultimo per effettuazione l”aborto terapeutico in tutti gli ospedali della Regione. A eccezione dei casi in cui non sussiste la possibilita” di vita autonoma del feto. Donzelli e” uno dei ”papa”” della Carta di Firenze sulle cure perinatali nelle eta” gestazionali estremamente basse.
Dunque di quel documento sottoscritto dalle principali societa” scientifiche italiane, che fissa alcuni criteri per i medici su cosa fare o non fare in caso di feti fortemente prematuri. Un testo su cui il ministro della Salute Livia Turco ha chiesto un parere al Consiglio superiore della sanita” (Css). Oltre ad aver istituito un gruppo di studio ad hoc. Quella della Lombardia e” una iniziativa inopportuna, imprudente e affrettata, rimarca Donzelli "proprio perche” e” gia” in atto un dibattito nazionale su questi temi, con la commissione ministeriale, il Css e il Comitato nazionale di bioetica coinvolti. Del resto – prosegue il neonatologo – Formigoni l”aveva preannunciato.
Ma questa iniziativa – aggiunge – costituisce uno degli effetti piu” perversi della devolution sanitaria. In piu” rappresenta uno dei modi piu” scorretti per affrontare questi temi, in chiave emotiva o di appartenenza politica. E mai, invece – incalza – in maniera rigorosamente scientifica, delineando il percorso migliore per il bene dei cittadini". "Sui temi legati alla vita, come per quelli che riguardano la morte -riprende Donzelli- non e” accettabile che lo Stato decida per i medici del bene del paziente. E soprattutto senza che si attribuisca importanza alla casistica, alla valutazione caso per caso che solo i neonatologi possono fare.
In genere -ricorda l”espert- tra le 22 e le 23 settimane si invitano i medici a somministrare ai neonati fortemente prematuri le cure compassionevoli. A meno di casi di particolare vitalita”, perche” difficilmente questi bambini potranno sopravvivere. Scippare i camici bianchi della capacita” di giudizio in questi casi – prosegue Donzelli – significa svuotare il rapporto medico-paziente del suo valore". Per uno degli estensori della Carta di Firenze, che si rifa” a un analogo documento britannico giunto alle stesse conclusioni, "lo Stato non puo” codificare per legge questi atti medici, perche” le variabili in gioco sono troppe. E perche” si andrebbe contro la stessa deontologia medica, trasformando i camici bianchi in semplici notai".
Non a caso, invece, "l”approccio scientifico e” diverso e tiene anche conto dell”evoluzione della medicina. Ecco perche” nella Carta di Firenze si prevede un aggiornamento dopo tre anni". Donzelli giudica dunque decisioni come quella della Regione Lombardia come frutto "della confusione tra bioetica e dimensione morale. La prima si fonda su principi rigorosi di valutazione degli aspetti biologici del problema, la seconda fa leva solo sull”emozionalita”, come per esempio vedere un neonato piccolo a cui si vorrebbero prestare tutte le cure possibili. Senza tenere conto che pero” tra le 22 e le 23 settimane si parla di accanimento terapeutico. Chi -si chiede Donzelli- paghera” poi per le sofferenze prolungate a quei neonati che quasi sempre non ce la fanno?". E le critiche non finiscono qui. "I ”grilli parlanti” che trattano questi temi senza conoscerli non si esprimono con la doverosa prudenza e saggezza. E non considerano -conclude- che non e” certo vero che da un lato c”e” chi mostra attenzione alla vita e dall”altro no".