Di queste, 75 nel 2020
L’8 luglio riprenderà a Massa il processo a Marco Cappato e Mina Welby per l’aiuto al suicidio fornito a Davide Trentini. Oggi il dibattito tematico Quanto dista l’Eutanasia Legale?
“Sono Mario, architetto, con diagnosi di sclerosi multipla progressiva del 2002. Sono tetraplegico, scrivo con i comandi vocali e cattolico, ma la fede prescinde dai comportamenti dei singoli. Tutto ciò che guadagno con il lavoro e i sussidi pubblici lo uso per pagare l'assistenza. Sostanzialmente la mia vita non è poi così dignitosa ormai, nonostante quello che pensano le persone che mi incontrano per strada salutandomi come se fossi un’icona, un ponte per raggiungere la loro personale misericordia di Dio. Ma nessuno si chiede quanto costi in termini economici tutto ciò… Ora sono lucidamente a terra, dubito di voler continuare così, dubito sinceramente che sia questa la fine dignitosa. Ho intenzione di scrivere alla clinica svizzera dove aiutano ad addormentarsi. Purtroppo però sono nullatenente, nemmeno mi sposto più dalla mia città.”
Questa una delle più recenti fra le circa 900 richieste arrivate in Associazione Luca Coscioni dal 2015.
“È solo la punta dell’iceberg di una realtà sociale che, con l’innalzamento della durata media della vita, è sempre più consistente ma è trattata con indifferenza dalla politica ufficiale dei partiti – dichiara Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni – . A nulla è valso l’esplicito richiamo della della Consulta al Parlamento, che fino ad ora non ha fatto altro che qualche audizione di esperti per prendere tempo, senza nemmeno arrivare alla formazione di un testo base su cui incardinare un dibattito sul tema, vista la contrarietà dei capi di tutti i partiti, di centro, di destra e di sinistra, “populisti” e non, da Zingaretti a Salvini, da Meloni a Crimi”.
Ma il tema del fine vita ora resta d’attualità, almeno nei tribunali, grazie alle disobbedienze civili. Mercoledì 8 luglio infatti, Marco Cappato e Mina Welby compariranno davanti alla Corte di Assise di Massa per l’aiuto al suicidio offerto a Davide Trentini, 53 enne malato di SLA da trent’anni quando nell’aprile del 2017 decise di metter fine alle insopportabili sofferenze optando per il trasferimento in Svizzera, dove ricorse al suicidio assistito con l’aiuto di Mina Welby – che fornì aiuto per completare la documentazione necessaria accompagnandolo poi fisicamente – e Marco Cappato, che lo sostenne economicamente, raccogliendo i soldi che gli mancavano attraverso l’associazione Soccorso Civile di cui fanno parte entrambi insieme a Gustavo Fraticelli.
Il giorno dopo, Mina Welby e Marco Cappato, rispettivamente co-Presidente e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni si presentarono presso la Stazione dei carabinieri di Massa per autodenunciarsi.
L’evoluzione del caso Trentini potrebbe aggiungere ulteriori elementi per rendere necessaria la trattazione del tema da parte del Parlamento, in quanto il processo di Massa ha un valore ulteriore rispetto al precedente che ha coinvolto Marco Cappato, perseguito per l’aiuto fornito a Dj Fabo.
Infatti la rivoluzionaria sentenza della Corte Costituzionale dello scorso novembre ha legalizzato l’accesso al suicidio assistito alla presenza di quattro “Criteri oggettivi, in particolare non è punibile “chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente
- tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale,
- affetto da una patologia irreversibile
- fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili ma
- pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”
L’aiuto a Davide Trentini è punibile?
Sono tre i requisiti certamente posseduti da Davide Trentini (patologia irreversibile, fonte di sofferenze intollerabili e capacità di intendere e volere), quella che rimane da dimostrare è la quarta condizione prevista.
“Davide soffriva dolori insopportabili, ma non era collegato a macchinari. Trentini era affetto da una sclerosi multipla che trasformava progressivamente la sua vita in un calvario – dichiara Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni e coordinatore del collegio di difesa Welby-Cappato -. In Italia avrebbe avuto diritto al suicidio medicalmente assistito, ma solo attendendo l’evolversi della sua malattia fino al punto di vedersi costretto ad essere intubato? Solo a quel punto, con un nonsense giuridico e politico, i medici lo avrebbero potuto aiutare a liberarsi delle sue sofferenze?
Per l’occasione, alla luce della sentenza 242 della Corte costituzionale sul caso Cappato/ DjFabo, la difesa ha chiesto, per verificare i requisiti scriminanti indicati dalla Consulta, l’audizione di un consulente tecnico di parte, il Dott. Mario Riccio, l’anestesista di Piergiorgio Welby, marito di Mina, alla quale passò il simbolico ‘testimone’ di questa lunga battaglia sulla libertà di autodeterminazione.
Torna perciò in gioco la questione del diritto all’autodeterminazione individuale. La sentenza di Massa è chiamata a fare chiarezza su un caso singolo, ma sarà significativa anche per altri casi che seguiranno.
Il tema è stato affrontato anche nel corso della diretta Facebook sulla pagina dell’Associazione Luca Coscioni durante l’incontro “Quanto dista l’Eutanasia legale?” Insieme ai dirigenti dell’associazione anche ospiti d’eccezione, la compagna di DJ Fabo, Valeria Imbrogno. Sono stati trasmessi molti messaggi di persone che chiedono l’aiuto a morire e le domande più frequenti sul tema del fine vita.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.