Caso Welby, rinvio a giudizio del dott. Riccio

Pubblichiamo la dichiarazione del Senatore Salvatore Bonadonna (Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).

Desta sconcerto la decisione del gip di Roma, Renato la Viola, di respingere la richiesta archiviazione del pm disponendo l’imputazione coatta nei confronti del dottor Mario Riccio l’anestesista che interruppe la ventilazione meccanica a Piergiorgio Welby il 20 dicembre scorso. Il rinvio a giudizio del medico per il reato di omicidio del consenziente appare incomprensibile, posto che il medico ha semplicemente rispettato il diritto di autodeterminazione del malato e di rifiuto delle terapie, riconosciuto dall’articolo 32 della Costituzione secondo cui “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. Altrettanto incomprensibile appare, nel contesto specifico, l’affermazione del gip, secondo cui “il diritto alla vita nella sua sacralità, inviolabilità e indisponibilità costituisce un limite per tutti gli altri diritti, come quello affermato nell’articolo 32 della Costituzione”.

Insomma, Welby poteva o no scegliere il rifiuto delle terapie? Se sì, non appare giustificato il rinvio a giudizio del dottor Riccio, se no, siamo in presenza di una violazione di un diritto costituzionalmente riconosciuto. Se ha ragione il gip La Viola, noi che sosteniamo il diritto del paziente all’interruzione del trattamento siamo allora tutti imputabili per concorso morale. Esprimo la mia piena solidarietà alla moglie Mina, alla sorella Carla, e all’associazione Luca Coscioni che ha sostenuto Welby nella sua battaglia per una fine serena e indolore.