Carne coltivata: La legge Lollobrigida viola la procedura europea

Dopo la nostra segnalazione, la Commissione Europea ha emesso una comunicazione ufficiale che attesta la violazione

L’Italia ha violato le regole sulla procedura europea TRIS, relativamente alla legge Lollobrigida sulla carne coltivata. Il provvedimento, che rientra nel campo della libera circolazione delle merci, era stato inviato alla Commissione Europea per una valutazione sulla compatibilità col diritto dell’Unione Europea. La Commissione ha reso noto attraverso una comunicazione ufficiale che “il testo è stato adottato dallo Stato membro prima della fine del periodo di sospensione di cui all’articolo 6 della direttiva (UE) 2015/1535”, invitando l’Italia “a informarla del seguito dato, anche alla luce della giurisprudenza pertinente della Corte di giustizia”.

L’Associazione Luca Coscioni aveva presentato un contributo nell’ambito della procedura TRIS lo scorso 10 gennaio, redatto dalle giuriste Vitalba Azzollini e Giulia Perrone, rilevando proprio tale violazione. Infatti, era stata presentata alla Commissione Europea una bozza del provvedimento legislativo, ma nello stesso giorno di presentazione il testo era diventato legge, mediante la firma del Presidente della Repubblica.

Le giuriste Vitalba Azzollini e Giulia Perrone dichiarano insieme al responsabile della campagna sulla carne coltivata Lorenzo Mineo:

Avevamo segnalato nel nostro parere la violazione della procedura TRIS, ma non c’è nessuna soddisfazione da parte nostra nel constatare che avevamo ragione e che l’Italia è entrata ancora una volta in rotta di collisione con le regole europee. L’intervenuta approvazione della legge, mentre era pendente la procedura TRIS, ne ha reso impossibile il controllo preventivo dell’UE.

Una decisione che non si spiega, se non in un tentativo di evitare che la Commissione si esprimesse nel merito di un provvedimento che avrebbe bocciato in quanto manifestamente contrario al diritto UE.

Come rilevato nel nostro parere, il provvedimento vieta illegittimamente un prodotto prima ancora che l’autorità europea competente per la sicurezza alimentare (EFSA) si sia espressa nel merito, e viola anche gli obblighi internazionali assunti dall’Italia in relazione al “diritto alla scienza”, ossia il diritto a “godere dei benefici del progresso scientifico e delle sue applicazioni”, sancito dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. Adesso attendiamo la reazione della Commissione Europea per la violazione della procedura rilevata, certi che il Made in Italy non meriti queste figure.