di Carlo Troilo, membro di direzione dell’Associazione Luca Coscioni
Chantal Sébire – sulla cui vicenda abbiamo riferito nei giorni scorsi – é stata trovata morta, mercoledì, nel suo appartamento di Digione. I giudici francesi hanno deciso (ma forse non potevano fare altrimenti) di sottoporre la donna all’ultimo oltraggio della autopsia. Sapremo presto in che modo Chantal si é procurata i farmaci necessari per por fine alla propria sofferenza e se i giudici decideranno di incriminare i familiari ed i medici che l’hanno aiutata a morire. Ma già oggi sappiamo che ancora una volta dobbiamo al coraggio di un malato – come in Italia a Piergiorgio Welby – se la politica si vede costretta a tirar fuori la testa da sotto la sabbia ed a riprendere il dibattito sulla eutanasia.
Infatti, andando contro il parere del ministro della Giustizia Rachida Dati – che aveva opposto un diniego assoluto a discutere di eutanasia – un suo autorevole collega, il ministro degli Esteri Bernard Kouchner ha affermato che bisognava permetttere a Chantal «di non aver bisogno di suicidarsi in una specie di clandestinità tra le sofferenze dei suoi cari».
Il Segretario di Stato per la Famiglia, Nadine Morano, si é detta favorevole, a titolo personale, ad una commissione che riesamini il tema della eutanasia per i casi eccezionalmente gravi, che non possono trovare soluzione in base alla vigente «Loi Leonetti»
Il responsabile dei problemi della sanita del gruppo parlamentare socialista, Jean-Marie Le Guen, ha chiesto di rivedere la legge Leonetti affinché il diritto a morire con dignità diventi « un nuovo diritto dell’uomo del XXI secolo. Si tratta – ha aggiunto – di una nuova forma di laicità che sarà iscritta nella nostra Repubblica per liberare l’uomo dai vincoli della trascendenza e da quello che resta ancora un tabu". Naturalmente – ha aggiunto Le Guen – si dovrà legiferare con molta precauzione ed in un quadro di regole giuridiche e morali ben definito.
Il socialista Gaetan Gorge, ex presidente della commissione speciale sulle scelte di fine vita che portò alla emanazione della "Loi Leronetti", ha detto che la legge ha funzionato in gran parte dei casi, ma non in situazioni particolari come quella di Chantal, che non era malata terminale ma vittima di atroci sofferenze. Entro l’anno – ha aggiunto – bisogna trovare una soluzione per questi casi, che potrebbe essere la creazione di un’alta autorità morale che sia chiamata a decidere in queste situazione estreme.
Ma, soprattutto, Nicolas Sarkozy, dopo aver tentato di sfuggire ad una scelta chiedendo l’inutile parere di una commissione medica, ha incaricato il parlamentare Jean Leonetti, relatore della legge vigente sulle modalità di fine vita, di una ricerca volta a rimediare alla cattiva interpretazione della legge stessa ed eventualmente anche «alla insufficienza della legislazione vigente ».