Dichiarazione di Rocco Berardo e Alessandro Capriccioli, rispettivamente tesoriere e membro di giunta dell’Associazione Coscioni
Il caso del suicidio del ginecologo di Genova, indagato per la violazione della legge sull’aborto, ha fatto emergere i dati relativi al nuovo aumento degli aborti illegali nel nostro paese: 55 casi al giorno, in molti dei quali sono protagoniste donne immigrate.
La causa di questa recrudescenza non va ricercata nella presunta inefficacia della Legge 194, come affermano gli integralisti pro-life, ma al contrario è una conseguenza del loro stesso comportamento, teso a frapporre infiniti e quotidiani ostacoli alle donne che intendono interrompere la gravidanza, per indurle in tal modo a rinunciare o a ricorrere all’aborto clandestino: la diffusione a macchia d’olio dell’obiezione di coscienza (che in alcune regioni ha raggiunto percentuali "bulgare"), l’ostilità all’aborto farmacologico, la demonizzazione della pillola del giorno dopo e della contraccezione in genere, gli interventi delle forze dell’ordine a seguito di denunce anonime fanno parte di una strategia che intende svuotare di contenuto la normativa sull’interruzione di gravidanza, rendendola in tal modo non applicabile e riconsegnando le donne, come succedeva trent’anni fa, nelle mani delle mammane.
Per sapere come difendersi dagli abusi che impediscono loro di abortire secondo la legge, le donne possono consultare Soccorso Civile (old.associazionelucacoscioni.it/soccorsocivile), il portale di resistenza civile dell’Associazione Luca Coscioni, nel quale potranno trovare tutte le indicazioni per far valere i loro diritti e superare gli ostacoli che impediscono loro di esercitarli.