Per settimane si è parlato di un fantomatico modello cinese di risposta efficace per il contenimento della pandemia.
Come ricostruito da Giacomo Manconi in questo pezzo pubblicato sul sito dell’Associazione Luca Coscioni, un modello cinese che è riuscito con grande efficacia e minor intrusività a contenere le infezioni c’è, ed è quello di Taiwan. L’isola non ha mai dichiarato l’emergenza sanitaria – ha sicuramente previsto una decretazione di necessità e urgenza ma non ha mai imposto il lockdown.
Il modello, che forse sarebbe più corretto chiamare l’esempio, di Taiwan dimostra che un dialogo strutturale e strutturato tra esperienza, scienza e democrazia può farci convivere con situazioni potenzialmente letali senza dover sacrificare lo Stato di Diritto sull’altare della salute pubblica. Se il dialogo tra scienza e politica è importante non può prescindere anche dalla qualità dei dialoganti, e a Taiwan si son create le condizioni perché al governo ci siano persone con storie personali e visione del futuro frutto di lotte politiche e personali contro le discriminazioni e per l’affermazione delle libertà.
Più che (re)inventare la ruota, Taiwan ha deciso poche cose ma chiare, condividendole e rendendole note fin dal momento della pianificazione e sottoponendole a un costante scrutinio da parte della cittadinanza per chiedere suggerimenti suscitando una partecipazione attiva nel rispetto dei comportamenti richiesti. Messa così pare propaganda da pamphlet della buona lobby, ma i dati sono dalla parte di questo modus operandi: al 12 maggio 440 casi riportati di cui 7 mortali.
Senza ripercorrere la storia di Taiwan, o Repubblica di Cina che dir si debba, ricordiamo che dall’apertura diplomatica tra USA e Repubblica popolare cinese del 1971 l’isola è stata progressivamente esclusa da tutte le organizzazioni internazionali – incluse quelle che hanno a che fare con la scienza e la tecnologia. Il rapporto con l’Organizzazione Mondiale della Sanità varia a seconda di chi è al governo a Taipei e/o a Washington e segue tendenzialmente un governo conservatore a Taiwan e uno Democratico negli USA. Eppure pochi paesi al mondo possono vantare un’educazione tecnico-scientifica e modelli di penetrazione digitale di prima classe come Taiwan. Fino a buona parte degli anni Ottanta l’isola era retta da una giunta militare, con tutto quello che questo comporta.
Anni di lotte e riforme l’hanno fatta diventare leader mondiale in molte cose – prevalentemente tecnologiche – e tra queste c’è indubbiamente anche l’apertura alla partecipazione popolare al sistema democratico.
Di questi tempi presidenza della Repubblica e Governo sono nelle mani del Partito Democratico Popolare. Quest’ultimo ha un vice-premier che è un epidemiologo, mentre all’innovazione tecnologica c’è una programmatrice (transgender) con ampia esperienza nei movimenti di software libero e esperienza lavorativa nella Silicon Valley. Anche grazie a questa accoppiata insolita le misure proposte sono state poche ma molto chiare e mirate. In particolare la storia e le competenze della Tang hanno fatto una bella differenza.
La prima questione affrontata da subito è stata l’autoprotezione. Un modello per un’efficiente distribuzione di massa delle maschere, il Name-Based Mask Distribution System 3.0, ha consentito al pubblico di acquistare, anche nei minimarket, mascherine geolocalizzabili da una app che si aggiornava ogni tre minuti avendo accesso a open data. Bastava inserire la tessera sanitaria nazionale (NHI) in una macchinetta, digitare il numero di cellulare e fare il check-out alla cassa che il sistema si riforniva automaticamente di mascherine e delle informazioni su dove reperirle. Sicuramente ha aiutato il fatto che Taiwan ha la più alta densità di negozi di alimentari al mondo, ma le politiche devono esser adeguate al territorio a cui fanno riferimento.
Per 1,73 dollari locali (circa 5 centesimi di euro) si possono acquistare fino a nove maschere per adulti e 10 per i bambini. Gli stranieri con un certificato di residenza e una carta NHI possono ugualmente utilizzare il servizio.
Il sistema 3.0 è l’evoluzione delle due prime fasi che hanno presentato delle criticità prontamente affrontate con nuovi programmi disegnati sulla base di quanto appreso dal passato. Naturalmente si è tenuto conto anche delle persone anziane che non usano Internet. Questa distribuzione capillare di mascherine attraverso strutture di tipo diverso ha alleviato il carico di lavoro delle farmacie.
Ad aprile la produzione giornaliera di Taiwan era di 16 milioni di maschere mediche. L’obiettivo è raggiungere i 20 milioni entro la fine di maggio – sarebbe il secondo paese per produzione di maschere dopo la Cina, solo che i taiwanesi sono 70 volte meno dei vicini. La sovrapproduzione ha permesso all’isola di donare milioni di mascherine in giro per il mondo, Italia compresa.
Se le scelte mediche son in capo al vice-premier Chen Chi-mai, un epidemiologo con un quarto di secolo di militanza politica, il digitale al servizio dei cittadini è di competenza di Audrey Tang, ministra senza portafoglio per l’innovazione tecnologica.
Tra i principali sviluppatori di software libero al mondo, Tang ha creato la sua azienda IT all’età di 19 anni. Nel 2014 è diventata consulente digitale di Apple, dove è stata coinvolta in progetti di intelligenza artificiale di alto livello, come lo sviluppo di Siri, l’assistente personale virtuale. Il contratto vedeva la tariffa oraria di 1 bitcoin: l’equivalente di circa 60 euro quando Audrey entrò alla Apple nel 2014 (oggi 1 bitcoin vale più di 8100 euro e qualche anno fa ne valeva quasi 20,000. L’ascesa vertiginosa del valore dei bitcoin, combinata con i soldi delle precedenti imprese di Tang, ne fanno il rappresentante di governo tra i più ricchi del paese. A 33 anni ha deciso di smettere di lavorare e mettersi al servizio del suo paese. Altra caratteristica peculiare è che nella qualificazione del proprio genere Audrey Tang ha preferito mettere “nessuno”.
Avendo condotto una vita radicalmente diversa dalla maggior parte delle altre persone, caratterizzata dalla disobbedienza alle norme sociali, la Tang è una specie di idolo per i giovani taiwanesi attratti dalla sua storia di vita unica e dalla sua visione egalitario-altruistica del mondo.
Nato Zonghan nel 1981, Audrey Tang è stato cresciuto da genitori intellettuali illuminati che lavoravano nei media. Suo padre era un avido lettore che ha speso tutti i suoi soldi per i libri. Era anche un egualitario e interagiva con suo figlio come farebbe con un adulto. Fin dagli anni della scuola elementare, suo padre gli parlava nel dialogo socratico invitandolo a leggere i suoi libri di matematica e filosofia. Questo ambiente ha alimentato un intelletto capace di eccellere fin dalla tenera età.
In un test per il quoziente intellettivo fatto alle elementari Zonghan che nel frattempo si era rinominato Autrijus ottenne “160 o superiore“, il punteggio più alto possibile previsto dalla Weschler Intelligence Scale for Children. La Tang respinge le affermazioni che in realtà ha un QI di 180, afferma piuttosto che poiché il suo punteggio nel test ha superato il valore massimo, non è stato possibile misurare il suo vero QI. Quando il test è stato ripetuto ha ottenuto lo stesso punteggio. Nei giorni di massima notorietà per via del suo lavoro,quando le è stato chiesto del suo QI la Ministra, che è alta 180 centimetri, ha scherzato dicendo che l’intervistatore aveva confuso il suo QI con la sua altezza, sottolineando inoltre che “nell’era di Internet, chiunque ha un QI di 180”.
Essere secchioni porta a esser esposti al bullismo, traumi che la Tang ricorda spesso nelle sue interviste. Se oltre all’esser sempre nei posti alti della classifica scolastica si aggiunge una condizione cardiaca congenita che la fa diventare viola il viso in periodi di stress con frequenti svenimenti si capisce come negli anni si sia educata a esser fisicamente incapace di arrabbiarsi. Col tempo però andare a scuola creava più paure che soddisfazioni. A 14 anni i genitori le permisero un ritiro nel remoto distretto di Wulai perché potesse star sola. Dopo settimane di riflessione malgrado avesse un premio in un concorso scientifico scolastico che le aveva garantito un posto in un prestigioso liceo scelse di non seguire quel percorso. Non per paura ma “semplicemente” perché riteneva che la qualità e i metodi d’insegnamento offerti fossero in ritardo di 10 anni rispetto a quelle disponibili online e che avrebbe fatto meglio ad imparare direttamente da Internet.
Il genio di Audrey Tang si applicava anche alle lingue. Da bambina un anno passato a studiare in Europa con sua madre le ha consentito di parlare tedesco e francese. Le sue abilità linguistiche le hanno permesso di andare online e imparare direttamente da accademici ed esperti di tutto il mondo. Chi riceveva le sue domande presumeva che fossero di uno studente universitario curioso, non di qualcuno che aveva lasciato la scuola dopo le medie.
La decisione di lasciare la scuola scioccò la famiglia. Il padre e i nonni erano contrari alla decisione di auto-educarsi e avviare un’attività lavorativa. La madre, che aveva lasciato la carriera dei media per fondare una scuola sperimentale, credeva che ci fosse più di un solo percorso di apprendimento. Grazie a questa alleanza la Tang scelse di poter fare quel che voleva.
Respingendo l’idea di “categorizzare” le persone, la Tang prese la decisione di trascendere il genere. Nato maschio e di nome Zonghan, successivamente modificato in Autrijus per l’uso nelle lingue occidentali, Tang decise di passare alla femmina all’età di 25 anni, cambiando il suo nome in Feng – “Audrey” in inglese. Audrey Tang è il primo ministro del governo transgender di Taiwan e non solo.
Questo percorso personale non convenzionale verso il successo l’ha portata ad affermare pubblicamente più volte che mentre il “dominio della maggioranza” è al centro del processo democratico, “le società hanno anche bisogno di sistemi che consentano alle minoranze rispettose della legge di esercitare influenza sulla società”.
Appena nominata ministro digitale di Taiwan, Audrey Tang ha creato una piattaforma per coinvolgere l’opinione pubblica e “innovatori” sulle scelte politiche del governo chiedendo ai cittadini di Taiwan di farsi avanti con idee politiche realizzabili. Non si tratta di una proposta populista, ma di un esempio di come si possano abbassare, se non abbattere le barriere tra il governo e il “popolo” per far sì che l’opinione pubblica – o le opinioni del pubblico – possano esser conosciute e utilizzate dal governo. Magari si tratta di piccole cose ma di grande impatto come quelle relative all’ambiente. Grazie ad Audrey Tang il governo di Taiwan pratica il reverse mentorship, ciascuno dei 12 ministri coinvolti nell’innovazione sociale hanno due “pari grado ombra” (non politici e sotto i 35 anni) con cui si confronta per testare le proprie decisioni.
Nel 2019 Taiwan ha imposto un divieto totale di cannucce di plastica. La scelta ha fatto seguito a una proposta avanzata da uno studente di 16 anni che aveva utilizzato la piattaforma ideata dalla Tang. L’idea è stata approvata da 5.000 persone e successivamente trasformata in legge dall’Amministrazione per la protezione ambientale di Taiwan. Taiwan è nota per il tè a bolle di tapioca che si beve con la cannuccia; in totale a Taiwan si acquistano 1 miliardo di bevande ogni anno. Il divieto di bere con la cannuccia rappresentava quindi una rivoluzione negli usi dei consumatori, e tutto a seguito della segnalazione di un adolescente! L’alto tasso d’innovazione tecnologica dell’economia dell’isola ha fatto il resto.
Per convivere con le pressioni della Cina che escludono Taiwan dalla comunità internazionale, la Tang ha ideato un modo per Taiwan di partecipare alle riunioni delle Nazioni Unite in modo digitale, combinando tecnologia e diplomazia (grazie al Paraguay) per condividere le voci dei cittadini di Taiwan con il resto del mondo. Per dare il buon esempio, la Ministra pubblica i verbali di tutti i suoi incontri online ivi compresi gli appunti che prende.
I martedì la ministra viaggia per il paese, mentre i mercoledì il suo ufficio si apre al pubblico dalle 10 alle 22. Chiunque abbia una proposta per il governo, indipendentemente dall’età o dall’occupazione, può fissare un appuntamento per discuterne. La sera organizza incontri con gruppi di esperti sia di Taiwan che d’oltremare sempre con persone creative. Si offre a tutti da mangiare e i dibattiti continuano fino a notte fonda. La Tang aveva annunciato il ritiro dalle attività lavorative a 33 anni, nel 2014, dicendo che avrebbe trascorso il resto della sua vita a fare ciò che le piaceva.
Dopo aver lavorato per 25 minuti, Audrey fa sempre una pausa di 5 minuti. Ogni notte elimina tutte le sue e-mail e non lascia nulla nella sua lista di “cose da fare”. Il suo segreto per rimanere in buona salute, dice, è assicurarsi che dorma sempre otto ore, non importa quanto sia impegnata. “Rifletto sul problema a cui sto lavorando mentre mi addormento. Quando mi sveglio la mattina, ho pensato a una soluzione”, spiega, notando che il sonno calma il cervello e fornisce ispirazione.
In un’intervista a un sito giapponese ha confidato che un’altra fonte di “guarigione” è la sessione settimanale di 45 minuti con uno psichiatra in Francia, una routine simile alla corsa quotidiana del romanziere giapponese Murakami Haruki che le fornisce una “disintossicazione” mentale che le assicura di essere sempre in ottime condizioni.
Partecipando all Web Conference 2020 dell’Atlantic Council, Audrey Tang ha affermato che “rapidità, correttezza e divertimento” sono ciò che ha contribuito all’efficacia della risposta di Taiwan alla pandemia. Mentre chi faceva circolare le informazioni in Cina veniva punito fin dall’inizio dell’epidemia, i “netizen” taiwanesi sono stati autorizzati, se non invitati, a suonare pubblicamente l’allarme nelle prime fasi della crisi sanitaria innescando una serie di risposte istituzionali.
Tutta questa attenzione e dedizione agli altri da parte di qualcuno che ha vissuto spesso alienata dalla “società” ha contribuito a rendere meno invasive certe decisioni. Dopo l’annuncio del Central Epidemic Command Center (CECC) dell’11 maggio che a Taiwan era trascorso un periodo di 28 giorni (due quarantene di due settimane) senza riportare un’unica trasmissione locale di coronavirus, il Premier Su Tseng-chang ha affermato che l’isola è pronta a tornare alla normalità.
Nel frattempo, il Ministro della Sanità e il capo del CECC hanno annunciato che il governo ha predisposto una certificazioni di “ristorazione sicura” per i ristoranti che rispettano la regola del distanziamento sociale. Gli hotel e le zone di maggiore attrazione turistica che garantiscono il controllo della folla riceveranno anche certificazioni per garantire la sicurezza dei visitatori.
Esser “piccoli” probabilmente aiuta a gestire meglio certe emergenze sociali, esser liberi di partecipare alle decisioni concorre a far sì che ci si senta tutti “proprietari” degli obiettivi da raggiungere e coinvolti nel raggiungerli.
