Recentemente l’Ufficio Centrale di Statistica olandese (il CBS) ha pubblicato uno studio sul tema “Concezioni sull’eutanasia” (Opvattingen over euthanasie). Un riassunto dello studio è stato pubblicato anche in Italia. Per integrare detta informazione descrivo in seguito alcuni aspetti particolari per meglio comprendere i risultati.
L’eutanasia era uno dei temi dello studio, effettuato nel 1° trimestre del 2018, con lo scopo di ottenere un quadro dei sentimenti e punti di vista della società civile, secondo percezioni, opinioni e posizioni dei residenti Olandesi. Vi hanno preso parte 3.625 persone da 18 anni in poi.
L’87% degli intervistati è a favore dell’eutanasia in certe circostanze. La composizione è la seguente: atei e agnostici 98%, cattolici 91%, protestanti progressisti 83%, protestanti conservatori 65% e islamiti 43%. Si nota dai dettagli che più alta è la formazione scolastica più alta è la percentuale dei favorevoli.
Il 97% degli intervistati che sono venuti in contatto nel loro ambiente con l’eutanasia è a favore, percentuale che scende a 84% per chi che non ha avuto un’esperienza diretta.
Risulta che il 23% della popolazione indica che nel cerchio dei familiari, amici e conoscenti qualcuno è deceduto in seguito all’applicazione dell’eutanasia, il 38% ha avuto esperienze con la sedazione terminale, il 25% con (tentativi) di suicidio e 37% non ha esperienza.
Il 54% dei favorevoli s’immagina di chiedere eutanasia, mentre il 19% non lo farebbe e il 27% non si è espresso. Detta percentuale del 54% diminuisce a secondo l’orientamento religioso, il minor livello di educazione e del background occidentale.
Per quanto riguarda la possibilità per il medico di rifiutare l’eutanasia, il 38% è contrario, il 40% è d’accordo ed il 22% non si esprime. Anche in questo caso le percentuali variano a secondo l’orientamento religioso, il livello di educazione, l’età e del background occidentale. L’80% degli “accordo” sono però del parere che il medico deve rimandare il paziente ad un suo collega. Più esperienza un intervistato ha con l’eutanasia, suicidi o le cure palliative terminali più è contrario al rifiuto di un medico.
Sono chiesti i pareri su situazioni particolari e spesso complesse con il seguente risultato:
Situazione | Favorevoli | Contrari | Nessuna
opinione |
Demenza avanzata | 80% | 11% | 9% |
Affezioni psichiatriche gravi | 73% | 12% | 15% |
Bambini con affezioni gravi | 75% | 12% | 13% |
Stanchezza di vivere | 55% | 32% | 13% |
Per quanto riguarda la stanchezza di vivere solo il 10% è del parere che la società abbia fallito, il 51%, invece, non condivide quest’opinione. Una risposta che contraddice le posizioni di certi giornali italiani conservatori che sostengono che la mancanza di cure adeguate è la causa di una richiesta di eutanasia. La percentuale del 51% sale per le persone che hanno avuto esperienza con l’eutanasia e il suicidio. Il 36% dei “favorevoli” ritiene che l’eutanasia debba essere possibile a prescindere dall’età, il 51% invece ritiene che debba dipendere dall’età, anche se non c’è consenso da quale età in poi.
Residenti di origini non occidentali specialmente asiatici e africani sono decisamente meno favorevoli per l’eutanasia soprattutto per malati psichiatrici il 38% e per persone stanche di vivere il 25%. Anche in questo caso la lezione più importante da trarre non riguardano le virtù, i difetti, i pericoli e le prospettive del modo in cui gli olandesi hanno scelto per legalizzare l’interruzione della vita su richiesta, né i problemi che hanno riscontrato nel raggiungere un controllo efficace, ma la qualità della discussione pubblica.
Forse non è sempre così profonda come uno vorrebbe. Però in nessun’altra parte del mondo queste questioni sono state e sono tuttora discusse in modo così aperto, sistematico, sereno e ponderato e con una tale mancanza di rigidità ideologica e religiosa come nei Paesi Bassi. Altri paesi possono scegliere altre vie, ma difficilmente riescono a ignorare l’esperienza olandese, se non affrontando il dibattito pubblico e politico con modestia, apertura mentale, trasparenza e rispetto.
Finisco con una domanda: perché l’ISTAT non fa uno stadio analogo a quello olandese? Forse perché qualche istituzione non vuole che la visione reale degli italiani sulle questioni di fine-vita sia portata alla luce?
Olandese di nascita e italiano di adozione. Attualmente è membro della Direzione dell’Associazione Luca Coscioni. Una carriera professionale come revisore contabile e successivamente come consulente aziendale. Dopo la sua decisione di terminare la carriere professionale, si è dedicato al volontariato. Da più di 40 anni è socio dell’Associazione Olandese di Fine-vita Volontario (NVVE). Circa 5 anni fa, dopo l’ennesima “fake-news” sull’eutanasia in Olanda, ha deciso di pubblicare un saggio, frutto di circa 3 anni di ricerca, sulla legislazione olandese e la sua applicazione. Nel 2017 pubblica “Libertà di decidere – fine-vita volontario in Olanda”. Attualmente è rappresentante dell’Associazione Luca Coscioni alla Word Federation of Right to Die Societies.