Traduzione di Johannes Agterberg dell’articolo di Michael Cook per BioEdge del 26 gennaio 2020
La provincia canadese del Quebec amplierà i criteri di ammissibilità per l’eutanasia per includere le persone con malattie mentali gravi e incurabili, afferma il Ministro della Salute Danielle McCann. Le linee guida saranno elaborate dal collegio dei medici del Quebec. Sia il ministro che il collegio credono che poche persone sarebbero interessate.
“Non ci aspettiamo che molti di questi pazienti vi rientrino, perché uno degli criteri che rimane è soffrire di una malattia che non è curabile, il che non è necessariamente il caso di tutte le situazioni che si presentano”, ha detto il dottor Yves Robert , il segretario del Collegio. “Sarà una decisione che sarà presa caso per caso.”
L’annuncio segue la sentenza del tribunale dello scorso anno secondo cui i pazienti non avevano bisogno di essere “alla fine della vita” per poter beneficiare di “una morte medicalmente assistita” (come il suicidio assistito e l’eutanasia sono chiamati in Canada).
“La linea guida (esistente, ndr) sarà modificata per includere e per salvaguardare il paziente, cioè elementi che consentono la morte medicalmente assistita per le persone che hanno gravi disturbi mentali e che sono resistenti a qualsiasi trattamento”, ha detto McCann. Dovrà essere consultato anche uno psichiatra.
L’eutanasia per malati di mente solleva complesse questioni mediche ed etiche, affermano i critici dell’estensione dei criteri. Tutta la “sofferenza” ha una dimensione soggettiva e non vi è alcuna certezza se la malattia mentale sia incurabile. Tuttavia, il dottor Robert ribatte che in Belgio e nei Paesi Bassi, dove l’eutanasia per le malattie mentali è consentita, i casi di fine-vita volontaria per malati mentali sono stati una minoranza dei casi complessivi.
“Ci stiamo avvicinando a una terra di nessuno, dove nessun altro era prima, quindi per essere prudenti e prenderci il tempo per avere una buona riflessione e fare un passo alla volta e farlo in uno spirito di serenità e saggezza è probabilmente il modo migliore per gestire e trattare questi problemi molto delicati e complicati “, ha detto Robert.
Olandese di nascita e italiano di adozione. Attualmente è membro della Direzione dell’Associazione Luca Coscioni. Una carriera professionale come revisore contabile e successivamente come consulente aziendale. Dopo la sua decisione di terminare la carriere professionale, si è dedicato al volontariato. Da più di 40 anni è socio dell’Associazione Olandese di Fine-vita Volontario (NVVE). Circa 5 anni fa, dopo l’ennesima “fake-news” sull’eutanasia in Olanda, ha deciso di pubblicare un saggio, frutto di circa 3 anni di ricerca, sulla legislazione olandese e la sua applicazione. Nel 2017 pubblica “Libertà di decidere – fine-vita volontario in Olanda”. Attualmente è rappresentante dell’Associazione Luca Coscioni alla Word Federation of Right to Die Societies.