La lista c’è, ma è ancora esposta a modifiche dell’ultima ora. E, soprattutto, è acefala in quanto manca dell’elemento fondamentale, il presidente. Sul suo nome non c e ancora l’accordo tra le varie anime del centrosinistra. Ed è per questo, e per i tanti problemi finiti tra le ruote del governo, che il Comitato Nazionale di Bioetica e in attesa del rinnovo, a cinque mesi dalla scadenza (15 giugno). Forse una sferzata alla presidenza del Consiglio, da cui dipende questo organismo consultivo, la daranno i Radicali con la loro ultima iniziativa. Uno sciopero della fame per ottenere da Romano Prodi due risposte. La nomina urgente del Comitato Nazionale di Bioetica, appunto. E una presa di posizione sul caso di Piergiorgio Welby che, colpito da distrofia muscolare, chiede una sedazione terminale affinché sia possibile per lui «staccare la spina senza soffrire».
Un segnale da Palazzo Chigi è atteso entro oggi almeno su una delle due questioni. A digiuno da stasera Marco Cappato, co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni, di ritorno da Bruxelles dove viene organizzata la conferenza mondiale sulla libertà della ricerca: «La latitanza del Comitato di Bioetica è emblematica. L’inerzia legislativa sui temi eticamente sensibili come le volontà di fine vita e la fecondazione artificiale è dovuta anche all’ inattività di un organismo che potrebbe dare pareri di indirizzo. Noi ci aspetteremmo nel comitato almeno un posto visto che quello scaduto la scorsa estate era una sorta di emanazione della Cei».. La decisione non dovrebbe essere lontana, questione di giorni, Enrico Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, è al lavoro per arrivare alla soluzione del problema. L’ultimo nodo da sciogliere è quello del presidente.
In pole position c’era Stefano Rodotà. Ora, a sorpresa, potrebbe rientrare nei giochi il leader uscente, Francesco D’Agostino. Alternative forti il ginecologo Romano Forleo e il giurista pisano Donato Busnelli, entrambi cattolici moderati. In questi ultimi giorni sarebbe emersa la necessità di controbilanciare la «laicità» di molti ministri competenti con un personaggio più vicino ai valori cattolici. Ed è proprio la ricerca di questo equilibrio che sta provocando un allungamento dei tempi. Tre i principi che stanno ispirando la formazione della nuova compagine. Snellezza numerica (sicuramente i componenti del nuovo Comitato saranno in numero inferiore agli attuali 55), svecchiamento, una maggiore presenza di donne. Dovrebbero essere riconfermati tra gli altri i giuristi Silvio Ferrari, Salvatore Amato, Luca Marini, Lorenzo D’Avack e Laura Palazzani, i medici Carlo Flamigni (il ginecologo, colonna portante della sinistra), Giancarlo Umani Ronchi, Maria Luisa Di Pietro, Bruno Dallapiccola. Tra i bioeticisti, continuano il cammino Cinzia Caporale, Luisella Battaglia, Sergio Belardinelli e Demetrio Neri.
Il mondo degli animali sarà difeso dal veterinario Pasqualino Santori, quello che ha formulato il documento sulla moralità del taglio di coda ai cani di razza. Tra i nuovi papabili, Rifondazione Comunista ha proposto le docenti femministe storiche dell’ex Pci, Grazia Zuffa, Monica Toraldo Di Francia, Tamar Pitch e Maria Grazia Giammarinaro. Potrebbero entrare per la prima volta a far parte del Comitato di Bioetica il rabbino Riccardo Di Segni e il presidente dell’associazione medici cattolici, I Radicali manderebbero volentieri attorno al tavolo il loro stato maggiore: Gilberto Corbellini, gli staminalisti Elena Cattaneo e Giulio Cossu, il neurofisiologo Piergiorgio Strata. Forse due ritorni: Paolo Cattorini e Mauro Ceruti, già presente nel Cnb del governo D’Alema. Esce forse la triade storica, composta da veterani della bioetica come Mauro Barni, Angelo Fiori e Corrado Manni. Se ne va monsignor Elio Sgreccia, presidente dell’Accademia Pontificia, ma soltanto perchè come nuovo direttore del centro di bioetica dell’università Cattolica, gli è subentrato Adriano Pessina. E sarà lui a sostituirlo.