Staminali del cordone: i passi indietro del governo

Su.Tu.

StaminaliNegli ultimi giorni, l’Italia ha fatto tre passi nel delirio in materia di possibilità e limiti di conservazione del sangue del cordone ombelicale.

Da un lato, un emendamento al decreto Milleproroghe ha cancellato la norma – introdotta circa un anno fa ma mai attuata – che consentiva di conservare le cellule staminali contenute nel sangue cordonale anche per uso «autologo», cioè personale. Dall’altro, il ministero della Salute ha prorogato l’ordinanza che consente la conservazione delle staminali in biobanche private, purché al di fuori del suolo patrio. In pratica un ritorno al passato, con tutte le sue contraddizioni. Chi vuole conservare le staminali cordonali per utilizzarle in eventuali malattie future (come per esempio la leucemia) ha un’unica possibilità: pagare circa 2mila euro (più 200 all’anno) per spedire la sacca in una biobanca estera. A tutti gli altri, resta la possibilità di donare il cordone a una banca pubblica italiana: ma a quel punto la difficoltà è riuscirci. Perché i punti nascita attrezzati a fare la raccolta sono soltanto 200 in tutta Italia, il 10 per cento del totale.

E il risultato è che nel 2007, su 570 mila parti, i cordoni conservati per la donazione in banche pubbliche italiane sono soltanto 2.500. Circa la metà dei 5.000 inviati all’estero a strutture private. Un numero che, peraltro, secondo le ultime stime sul 2008 è destinato a raddoppiare, toccando le 10 mila richieste. Un trend di crescita verso il quale ieri il sottosegretario Eugenia Roccella ha voluto mettere in guardia: «Il punto è non diffondere informazioni illusorie, perché le probabilità che un soggetto possa utilizzare le proprie cellule conservate, per un uso autologo, sono scientificamente scarsissime», ha detto. Dal ministero si annuncia un dossier a sostegno di questa tesi. Tuttavia, nel frattempo, in Italia resta difficile fare la donazione e ogni anno i numeri dei cordoni che superano le frontiere raddoppia: solo a San Marino, in qualche anno, le biobanche autorizzate sono già quattro.