Da oggi, all´ospedale Sant´Anna e in tutti gli altri ospedali della Regione dove si fanno aborti, la donna che decide di proseguire con la gravidanza dopo aver prenotato l´intervento non dovrà più pagare il ticket. Sono i giorni delle polemiche sulla pillola abortiva e i dati aggiornati sull´obiezione di coscienza rivelano che i numeri sono in forte aumento anche in Piemonte. Sei medici su dieci sono obiettori, sette su dieci all´ospedale Sant´Anna di Torino.
Ieri anche l´annuncio di Silvio Viale che all´ospedale Sant´Anna l´aborto farmacologico partirà ad ottobre. Mentre si attendono le indicazioni contenute nella scheda tecnica dell´Agenzia italiana per il farmaco per definire i dettagli organizzativi, la decisione dell´assessore alla sanità Eleonora Artesio, che aveva promesso di intervenire dopo le polemiche scoppiate la scorsa estate, costringe le aziende a rinunciare al ticket.
Nell´agosto del 2008, un articolo pubblicato sul quotidiano della Cei Avvenire, partendo dalla segnalazione di una donna di Cuneo, accusava la giunta Bresso di aver scelto la via di una «burocrazia meschina, che con il pagamento del ticket penalizzava chi rinunciava all´aborto». Una critica, condivisa anche dal radicale Silvio Viale, alla quale la Regione aveva reagito spiegando che si trattava di una norma aspecifica, che riguardava tutti gli interventi e non era certo finalizzata alla gravidanza.
«Riteniamo che quella contraddizione dovesse essere superata a tutela della scelta delle donne», dice adesso Artesio. I dati aggiornati al 2007, intanto, indicano che negli ultimi anni l´obiezione di coscienza in Piemonte è aumentata. Sono oltre il 61 per cento i medici che rifiutano di fare aborti, il 70 per cento all´ospedale Sant´Anna, dove il bilancio è di 3500 aborti all´anno, un terzo di tutti quelli che si fanno in tutta la Regione.
Più donne obiettrici che uomini, centrodestra come centrosinistra se si parla di appartenenza politica, dice Silvio Viale durante la conferenza stampa convocata con i radicali Bruno Mellano, Giulio Manfredi e Alessandro Ferrato per chiarire i temi legati alla Ru486. Anche fra i giovani l´obiezione è molto diffusa, spiega il ginecologo, «nei corsi universitari non si parla di aborto e a parità di condizioni economiche e con la prospettiva di un carico di lavoro maggiore, molti preferiscono lasciar perdere». Nel 1998 il dato regionale sull´obiezione era più basso, il 56,9 per cento.
Un altro sul quale riflettere è quello sui tempi delle pratiche pre-aborto in Piemonte: nella nostra regione soltanto l´8 per cento delle donne abortisce entro l´ottava settimana, mentre il 73 per cento arriva in ospedale per l´intervento soltanto fra la nona e la decima settimana. Il dato nazionale è molto diverso: il 36 per cento delle donne ottiene il via libera ad interrompere la gravidanza entro l´ottava settimana.