di Novella Di Paolo, da Il Messaggero – ed. Abbruzzo
La scelta di Severino Mingroni, disabile quarantanovenne, di Casoli, è giunta fino all’attenzione di Giorgio Napolitano, il presidente della Repubblica, che si è messo a disposizione per risolvere il suo problema, lo stesso di tanti malati come lui. Severino ha deciso che non andrà a votare, né oggi, né domani: è immobile dal 1995, quando una trombosi lo ridusse allo stato di "mummia pensante". Qualcuno dovrebbe portarlo sin dentro la cabina e tracciare una croce per lui. Per la legge italiana, infatti, possono votare da casa solo i disabili dipendenti continuativamente da apparecchiature elettromedicali; Severino è paralizzato quasi completamente, ma non ha bisogno di macchinari per sopravvivere. Questa volta, però, non si farà accompagnare alle urne.
Il suo appello lo ha lanciato tre giorni fa, con un video postato sul sito dei Radicali. «Sono un disabile gravissimo, ma considerato trasportabile. Vorrei votare da casa mia, ma so che la legge non lo consente, allora voi normodotati votate per me». Il messaggio è stato subito raccolto dalla segreteria del partito, che lo ha girato al Presidente della Repubblica italiana.
Nemmeno ventiquattro ore di attesa, la risposta è arrivata la mattina successiva. Una telefonata dallo staff del Quirinale: il Presidente ha visto e ascoltato e chiede cosa può fare. Tanto per cominciare, suggeriscono dalla segreteria, fare una dichiarazione pubblica affinché la legge sia cambiata; autorizzare il voto da casa anche a i disabili come Severino, che grazie alle nuove tecnologie possono espletare il loro diritto anche autonomamente.
Severino, bidello all’Università di Chieti, era un uomo normale fino a una domenica di ottobre di tredici anni fa, quando, aperti gli occhi, non riesce ad alzarsi dal divano dove si era appisolato. Da lì il ricovero e la diagnosi, forse tardiva dice lui: trombosi.
Aveva trentasei anni. Rivedrà Casoli e la sua casa due anni dopo e vi entrerà su una barella. Era meglio se fosse morto, si diceva. Muto e immobile su una malconcia sedia a rotelle, passa i primi anni nella totale disperazione. I pianti, i silenzi e le sofferenze, però, cominciarono a diminuire grazie alle cure della sua famiglia e alla scoperta della comunicazione via Internet. Il mondo in una stanza, grazie all’Head Mouse, oggetto di tecnologia americana, costato all’epoca quattro milioni di lire. Con questo dispositivo, che converte i movimenti della testa nel movimento del cursore del mouse sul computer, e con una tastiera a schermo, Severino diventa completamente autonomo nella comunicazione. Ed è proprio con il pc che comincia le sue battaglie. Diventato abilissimo con le nuove tecnologie, fa del desktop il suo centro operativo.
Si informa sulla sua malattia e sulle possibilità di cura, si crea un indirizzo di posta elettronica e contatta giornali e giornalisti. Scrive a politici e istituzioni, soprattutto a livello regionale, per sensibilizzarli sulle problematiche dei disabili gravi come lui. Apre un sito web interamente realizzato da lui, grazie all’inseparabile Head Mouse. Poi, nel 2001, incontra virtualmente Luca Coscioni; con lui non è amore a prima vista, ci vogliono, infatti, altri due anni perché Severino capisca la difesa di quelle idee, la libertà della ricerca scientifica. Si iscrive al suo movimento e viene a conoscenza degli studi sulle cellule staminali, di cui fino ad allora non aveva mai sentito parlare. Si intensificano, così, anche i contatti con i Radicali e l’impegno politico che lo porterà anche a qualche candidatura.
Nonostante questa intensa vita pubblica, però, Severino, a quasi quindici anni da quella maledetta domenica, continua a dover essere imboccato, lavato, accudito; muove solo i muscoli del collo, un pollice e la palpebra destra, con la quale ha comunicato per oltre due anni. Sì, sogna ancora un futuro, ma ogni tanto, quando spegne il pc, pensa che, forse, quella mattina forse sarebbe stato meglio se fosse andata diversamente.