Non c`è risarcimento per un errore che si paga con la vita: a che serve chiedere giustizia per Irene Guidi, 76 anni, morta in ospedale per una trasfusione con il sangue sbagliato? Casi del genere non dovrebbero mai accadere. Soprattutto in un luogo dove si entra per essere curati e possibilmente salvati. Invece negli ospedali si può morire così, come alle Molinette di Torino.
Malasanità, si dice. Perché in un ospedale sono tante le procedure per minimizzare i rischi e ridurre le probabilità di un incidente che può essere fatale per il paziente. Ma nessuna di queste è stata rispettata nello scambio delle sacche di sangue: è stato un errore umano, ammette la direzione dell`ospedale. Un`assunzione di responsabilità che porta un piccolo conforto ai familiari della vittima troppo spesso lasciati soli con il drammatico interrogativo: come è potuto accadere? Non capita di frequente uno scambio di sacche di sangue in ospedale. Come non succede spesso di assistere a una lite tra medici che si azzuffano per il cesareo ad una partoriente. Anche se non ci sono analogie tra il caso di Torino e quello del Policlinico di Messina, non sarebbe male se il ministero della Salute cominciasse una ricognizione negli ospedali di questo Paese per verificare il rispetto dei protocolli di sicurezza e quello della deontologia professionale. Dietro alle tante straordinarie prove di efficienza della nostra sanità ci sono anche segnali di abbassamento della guardia nei controlli, e troppi casi di cedimento etico. È di ieri la notizia che il bimbo nato appena dopo la squallida lite da ballatoio dei due ginecologi potrebbe aver riportato danni cerebrali permanenti. A una settimana di distanza dalla vergognosa disputa per la gestione della partoriente, non sono bastate l`indignazione della pubblica opinione e le scuse del ministro a sciogliere l`egoismo e la vanità di quei due medici che hanno dato prova di scarsa moralità (e di forte attaccamento all`interesse).
Ci sono inchieste in corso e in qualche caso, purtroppo, autopsie. Ci sono familiari segnati dal dolore e cittadini in attesa di risposte. Ma per la classe medica l`unico modo per rientrare a testa alta nel mondo dei pazienti è quello di riprendere il filo delle buone pratiche e di una gestione che comprenda controlli e verifiche continue, rispetto accurato delle procedure e, come abbiamo già scritto, di avere grande disponibilità umana. Tutto questo dovrebbe partire dalle università di Medicina, che dovrebbero preoccuparsi di più dell`uso che gli studenti fanno delle nozioni che possiedono. Se non si possono evitare certi errori umani, almeno si eviteranno quelli disumani, come a Messina.
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