"Dal Governo attendiamo le linee guida sulla 194, ora sono ancora più urgenti, dopo l’approvazione della RU486. Basta cincischiare". Come da copione tutto previsto. Dopo il via libera da parte dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa ndr) alla commercializzazione della RU486 in Italia; dopo la polemica suscitata da un limpidissimo Fini sull’assoluta mancanza di necessità di avviare un dibattito parlamentare sull’uso della pillola, il fronte antiabortista incassa ma non demorde. Ieri è stata la volta di un agguerrito Volontè (Udc) a solidarizzare con l’alzata di scudi contro quella che lui stesso ama soprannominare la "kill-pill". "Nulla – incalza – impedisce al Senato di attivare un’altra indagine conoscitiva, utile, visti i nuovi casi di morte". è chiaro che l’obiettivo è proprio che il dibattito, rifiutato dal Presidente della Camera, scivoli in Senato, forte anche dell’influente appoggio del presidente emerito Cossiga che non ha mancato di obbedire ai diktat Vaticani contro il "no" finiano e rilanciato una propria interpellanza affinchè venga del tutto proibito l’uso della pillola. Del resto l’attacco a Fini sulla RU486 è stato davvero senza precedenti. A partire dal corsivetto della Cei. L’espressione da lui usata, aveva sottolineato "Avvenire", "lascia stupefatti". E dire che, proprio la pillola, è diventata nuova ragione del contendere in casa Pdl, come se non ne bastassero altre. E ha riacceso le guerre intestine già aperte. La scelta del quotidiano dei vescovi non è un’uscita a caso. Ha inteso far da sponda, invece, a quei settori della maggioranza sostenuti dal colonnello Gasparri che continua ad insistere sulla possibilità di "un nuovo approfondimento in Senato" come vogliono i colonnelli delle gerarchie ecclesiali.
Ieri, di nuovo, è intervenuto Antinori contro Veronesi a dar man forte ai crociati. "Serve più informazione – ha spiegato – e una valutazione maggiore delle conseguenze che seguono all’assunzione della pillola abortiva: più dolore, più infezioni, più sofferenza psicologica, più infertilità e aumento della mortalità". "Il mio – ha spiegato – è un intervento neutrale per dare un contributo di verità e per evitare che le donne possano essere danneggiate per mancanza di informazione".
Sarà pure "neutrale", ma le donne, proprio loro, sono le prime a rifiutare "in toto" un dibattito che si sta facendo via via più oltranzista. "Il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, che fa?" si chiedeva qualche giorno fa Beatrice Busi. "Ha affermato che il metodo farmacologico per l’interruzione di gravidanza – scriveva – finirà per condurre ad una "clandestinità legale". Ma Roccella, non è la stessa che qualche giorno fa ha presentato la relazione sull’applicazione della 194? Strano – si interroga – perchè quella relazione riportava alcuni dati allarmanti". Così, si calcola, in base solo ad una stima per difetto, che, nel 2008, siano stati effettuati oltre quindicimila aborti fuori dal controllo del Sistema sanitario nazionale. Invece, al contrario, Roccella sembra aver subito sposato la nuova crociata anti – abortista mai sopita, e in questi giorni ripartita a tambur battente. Anche se, in questo contesto, non mancano di innescarsi polemiche su polemiche. Come quella chiara provocazione sollevata dai Radicali. "L’intervento di Veronesi a favore della RU486 è da salutare con favore" dichiarano in un’unica voce il presidente degli stessi Bruno Mellano e Giulio Manfredi, vice del comitato nazionale. "Ma la sua esaltazione dell’inarrestabile progredire del "pensiero femminile" in Italia, a partire anche dalla introduzione della RU486, è semplicista e fuorviante" spiegano. "Ci dispiace dirlo – aggiungono – ma la lotta per la RU486 è stata portata avanti, per nove anni, in questo Paese, dal dottor Silvio Viale sostenuto dal Partito Radicale. Ci dispiace dirlo, ma – incalzano – il "movimento delle donne", in Italia, non esiste. "é troppo sperare, si chiedono lanciandosi in un`ultima invettiva – che dalle iniziative che dovranno essere incardinate in ciascuna Regione affinché la Ru486 diventi disponibile nasca nuovamente un"movimento delle donne"?». Al movimento la replica.