Pertusillo: acqua avvelenata alla Puglia

Andrea Spinelli Barile

La diga del Pertusillo è un posto particolare, nel cuore della Basilicata. Costruita negli anni Cinquanta, grazie allo sbarramento del fiume Agri, forma il Lago di Pietra del Pertusillo, un luogo che nonostante la sua natura artificiale può vantare un atmosfera magica. Nonostante l’imponente impatto ambientale dell’opera, almeno inizialmente la preservazione ed il rispetto per l’ambiente hanno, da subito, permesso il proliferare di numerose specie animali, anche rare. Dimorano nel lago folaghe, germani reali e, nei tratti più isolati, anche l’airone cenerino. Gare di canottaggio, di nuoto e pesca sportiva, a ferragosto il lago si popola di lucani della Val d’Agri che sulle sue sponde festeggiano la festa agostana. E ancora, i suoi 155 milioni di metri cubi d’acqua sono in grado di rispondere a molte necessità idriche: sfruttamento dell’energia idroelettrica, trentacinquemila ettari di terra fertile da irrigare, tra Basilicata e Puglia. L’Acquedotto Pugliese da servire, che ha uno dei suoi punti di partenza proprio da questo lago, destinazione: rubinetti e fontane. Da tempo tuttavia le sue acque insospettiscono i nasi e gli occhi dei suoi più sensibili ed attenti frequentatori; c’è qualcuno che comincia a temere per il suo storico status di “luogo incontaminato”, dove appassionati di pesca si prodigano nella cattura di carpe ed anguille, o grigliano all’ombra dei noccioli e dei castagni. E c’è chi, come Maurizio Bolognetti, preferisce andare a fondo, sin nelle particelle d’acqua del lago: i prelievi commissionati dai Radicali Lucani nel mese di gennaio fanno emergere dei dati sconcertanti, visto e considerato che le acque del lago sono “ad uso umano”. I risultati dei prelievi, effettuati in tre punti differenti (Spinoso, Senise e Trivigno) danno un quadro raggelante dello status delle acque: tutti i campioni, in base ai limiti imposti dal decreto legislativo 31/01, non si allineano e non rientrano in tali parametri di legge, per le acque ad uso umano. In tutti e tre i campioni viene evidenziata la presenza di enterococchi intestinali ed Escherechia coli: nel lago c’è, sostanzialmente, vera e propria merda. È proprio vero che tutto torna, nel cerchio della vita. I risultati delle analisi sono inquietanti: la presenza di Bario, metallo dalle alte proprietà tossiche, è in alcuni punti addirittura di 3 mg/l: tale metallo non si trova mai in natura, proprio a causa della alta reattività con acqua ed ossigeno. La barite è utilizzata diffusamente nei pozzi di petrolio per appesantire i fluidi di trivellazione. Il 10 per cento del fabbisogno nazionale di petrolio proviene dalla Val d’Agri, dove ci sono i pozzi di trivellazione dell’Eni; stando a studi recenti, i giacimenti di quella zona potrebbero rappresentare la più grande riserva di petrolio d’Europa. E il Lago del Pertusillo potrebbe rappresentare il più grande sito di stoccaggio di bario, qualora lo sfruttamento idrocarburico continuasse nel modo scriteriato di oggi. Se assunto in acqua, il bario ha una tossicità comparabile all’arsenico. Se i suoi effetti a breve termine possono circuirsi in disturbi gastro-intestinali e debolezza muscolare, a lungo termine il bario porta un forte aumento della pressione sanguigna, con conseguenze anche mortali sia per l’uomo che per gli animali. Problemi di respirazione, irritazioni allo stomaco, gonfiore a reni e fegato, alterazione del ritmo cardiaco, alterazione dei riflessi nervosi. Inizialmente persino il Presidente dell’Arpab ha minimizzato il problema, dichiarando che nel lago “non c’è nulla di pericoloso per la salute”, salvo poi tornare indietro sulle sue stesse frasi, parlando di un possibile malfunzionamento dei depuratori. L’Arpab ha sempre preferito glissare sulle acque del Pertusillo, così come la Regione Basilicata. Il sostituto procuratore Salvatore Colella della Procura di Potenza, invece recapita ai Radicali Lucani, nella persona di Maurizio Bolognetti, un decreto di perquisizione e sequestro, per violazione di segreto d’ufficio: avrebbero rivelato atti d’indagine proprio sull’inquinamento “in atto” alla diga del Pertusillo, e ha disposto il sequestro di computer per risalire alla fonte sulle vicende da inquinamento degli invasi. Inoltre il pm Colella ha indagato per procurato allarme sia il radicale Bolognetti che il tenente della polizia provinciale Di Bello, che lo ha aiutato nelle rilevazioni alla diga nel gennaio scorso. “Come mai Colella pretende di sapere la fonte informativa solo sulla vicenda del Pertusillo e non su altre vicende da noi denunciate, come l’inquinamento di Tito, della Val Basento o di Fenice?” Anzi, prosegue Bolognetti “pare che della documentazione da noi presentata e degli esposti fatti nessuno se ne voglia curare”. La sensazione è che ci sia chi sta cercando di affogare la verità nelle torbide acque del lago del Pertusillo, usate per bere ed irrigare due terzi di Basilicata e buona parte del nord della Puglia. Bere ed irrigare. Due delle tre attività che tengono in vita l’essere umano sono in pericolo, in queste terre dimenticate.

 

Il Commento del direttore di Italia Terra Nostra

direttore Posted settembre 21, 2010 at 4:54 PM
Dopo secoli di nefandezze umane c’è sempre qualcosa di nuovo per giustificare l’aggressione coloniale ai danni del Mezzogiorno. Il petrolio rubato ai Lucani quotidanamente dal 1998 – alla stregua del gas sottratto ai Dauni dagli anni ’50 – evidenziano il degrado ambientale provocato dall’Eni. C’è di più: l’inquinamento scoperto da Maurizio Bolognetti all’interno del Pertusillo (certificato da un laboratorio qualificato). La magistratura locale che fa? Ovvio: incrimina Bolognetti e non chi uccide la vita per soldi. Al sostituto procuratore Salvatore Colella – il pm che ha ordinato la perquisizione a casa di Bolognetti – pongo il seguente quesito. Che ci fanno i mezzi della Ecosistem di Lametia Terme all’Eni di Viggiano? Dove finiscono i rifiuti pericolosi del cane a sei zampe?

N.B. La domanda della redazione di Italia Terra Nostra

L’Ecosistem di Lametia Terme (Calabria), ditta specializzata nello “smaltimento rifiuti” lavora in appalto o subappalto per l’Eni di Viggiano? Come mai Berlusconi, Vendola e De Filippo tacciono all’unisono in materia di inquinamento delle acque e nascondono la situazione all’opinione pubblica? Siamo dinanzi ad una criminalità istituzionalizzata?

 

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