“Ocean Terminal” romanzo postumo di Welby

 C’è molto Bukowski nel romanzo postumo di Piergiorgio Welby, il  malato terminale che appellandosi  al Presidente Napolitano e scrivendo  "Lasciatemi morire", sconvolse i  sonni di politici clericali e alti prelati  nell`autunno del 2006. "Ocean  Terminal" (170 pagine, 17,50 curo,  Castelvecchi Editore) è un romanzo  convulso, allucinato, a tratti schizoide.  Il racconto e frammentario e  procede a strappi. La prosa e emula,  iper-realistica, spesso violenta e oscena.  Non mancano perì) pagine  tenui, riflessive, in cui l’autore abbandona  improvvisamente ogni aggressività  per scivolare nei ricordi  dolci dell`infanzia. Il labile confine  fra prosa e poesia spesso è infranto  di slancio: interi paragrafi sembrano  scritti in versi, rivelando una tecnica  di straordinaria potenza narrativa.  Le parole che chiudono il romanzo  ("Anche il dolore è muto questa  notte") sarebbero state un titolo altrettanto  perfetto; e sono un endecasillabo. Welby ci rimanda dunque  a Bukowski – che infatti nel libro è  citato quattro volte – ma ancor più a  Kafka, in particolare a “La metamorfosi",  cui l`autore dedica un`amara  riflessione: "Io sono sempre io  e non avrò mai la fortuna di risvegliarmi  scarafaggio, verme, grillo,  ragno…". Anche l’allucinato racconto  iniziale (una specie di introduzione  a sé stante) e molti altri  spezzoni del romanzo sono di tipica  impronta  kafkiana,  nel filone  classico  della letteratura fantalistica.  "Ocean  Terminal” è  un libro  autobiografico,  ricco di riferimenti  filosofici,  artistici, religiosi, letterari, cinematografici,  a testimonianza della vastissima  curiosità intellettuale   dell`autore e della sua cultura enciclopedica.  Grandi protagonisti sono  la droga, il sesso e naturalmente la  malattia,. La sofferenza fisica di  Welby è all`origine del malessere  psicologico ed esistenziale che lo  porterà a sprofondare negli abissi  della tossicodipendenza. Le corsie  d`ospedale, le medicine, le iniezioni,  le infermiere sono lo scenario della  vita quotidiana. II bisogno di amare  è bruciante e carnale, il desiderio si  manifesta in un senso del possesso  irrefrenabile e spasmodico. Alla fine il romanzo resta incompiuto: proprio  l`impossibilità di continuare a  scrivere, agli inizi del 2006, indurrà  Welby alla richiesta di una "morte  opportuna", che otterrà il 20 dicembre  grazie all`aiuto di Marco  Pannella e di un predico coraggioso,  Mario Riccio. Tuttavia il libro assolve  alla stia missione, rivelandoci uno  scrittore e poeta di eccezionale talento.  Ringraziano dunque ancora una  volta Piero Welby: dicendo "anso la  vita, voglio l`eutanasia", egli ha  prometeicamente strappato agli Dèi  libertà e dignità per gli esseri umani;  scrivendo questo romanzo, ha  confermato il proprio valore letterario.  Era un vero conio, scriveva da  Dio.  

© 2010 Associazione Luca Coscioni.
Creative Commons: Attribuzione 2.5