Marco Cappato: «Sul fine vita serve una legge. Di Maio e Zingaretti non hanno mosso un dito»

Marco Cappato al XVI Congresso dell'Associazione Luca Coscioni - Bari

«I vertici dei partiti hanno dimostrato di non avere alcun interesse a trattare la materia malgrado il consenso sempre più consistente dei cittadini»

Estratto dell’intervista a Marco Cappato di Orlando Trinchi, a pagina 12 de Il Dubbio – […] Cappato, crede che dopo la sentenza della Consulta il Parlamento riuscirà a varare finalmente una legge al riguardo?

I vertici dei partiti hanno finora dimostrato di non avere alcun interesse a trattare la materia nonostante il consenso sempre più consistente dei cittadini alla legalizzazione dell’eutanasia. Nemmeno Di Maio e Zingaretti, che pure guidano partiti sulla carta favorevoli a una legge, hanno mosso un dito. Già sul testamento biologico e sull’interruzione delle terapie il Parlamento si era di fatto limitato a tradurre in legge ciò che la giurisprudenza aveva affermato, in particolare attraverso i casi Welby, Englaro, Piludu. Potrebbe accadere ora lo stesso con l’eutanasia.

I vescovi italiani, esprimendo «il loro sconcerto» e chiedendo che venga garantita ai medici l’obiezione di coscienza, si dicono allarmati da quella che indicano come una «spinta culturale implicita, che può derivarne ai soggetti sofferenti, di ritenere che porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità». Condivide il loro punto di vista?

L’obiezione di coscienza non è un problema. In Olanda, nessun medico è obbligato a praticare l’eutanasia. In Svizzera, il ruolo del medico nell’assistenza alla morte volontaria è quello di visitare il paziente ed eventualmente prescrivere il farmaco letale, ma non è nemmeno presente al momento dell’autosomministrazione. Quanto al paziente, mi pare sbagliato contrapporre come fa il Vaticano il diritto a curarsi e il diritto, in certe condizioni, a lasciarsi morire. Lo Stato deve garantire entrambi.

[…] Secondo i dati dell’Associazione Luca Coscioni, 800 persone sono in attesa della “dolce morte”. Il loro percorso sarà ora più facile?

Ottocento persone si sono rivolte a noi dall’inizio dell’azione di disobbedienza civile su soseutanasia.it. Ogni situazione è a sé: di molti non abbiamo più notizie, alcuni non ci sono più, altri non rientrerebbero comunque nelle condizioni individuate dalla Corte e altri ancora, invece, potrebbero finalmente trovare quella soluzione legale che cercavano. Certamente l’esigenza di poter scegliere come morire è ormai una grande questione sociale che va ben oltre le persone che si sono rivolte a noi.