Quando si dice le coincidenze. Ieri mattina il segretario del Pd ha scritto al suo capogruppo al Senato per dirle che, in materia di indagini parlamentari sulla Ru486, non è ammessa libertà di coscienza. Bisognerà dunque che i parlamentari votino secondo le indicazioni del gruppo, o ne traggano le conseguenze. La minaccia è rivolta a Dorina Bianchi, che su questa materia si era schierata in commissione dalla parte del governo. Sempre ieri, il presidente della Camera Fini, incontrando una delegazione di parlamentari radicali, ha invece confermato il suo auspicio: nel dibattito sul biotestamento ogni parlamentare ha diritto a esprimersi secondo coscienza.
Il che, tradotto in politichese, vuol dire che i deputati del Pdl che non vogliono seguire la linea del Pdl al Senato, devono essere liberi di farlo. Si potrebbe notare che la libertà di coscienza viene in questo caso invocata quando è a favore dei laici e negata quando è a favore dei cattolici. Ma non è questo il punto. Il punto è che parlare di libertà di coscienza dei parlamentari, per concederla o per contestarla, è insensato. È infatti la Costituzione che garantisce quella libertà ai parlamentari, stabilendo che agiscono «senza vincolo di mandato» : poi ci sono i parlamentari che la loro libertà se la prendono, e quelli che non osano. Tutto qui.