Nella prima c'è una cellula uovo che riceve un nucleo nuovo proveniente da una cellula adulta che genera lo stesso individuo da cui è stata prelevata. Nel trapianto invece si trasferiscono in un organismo nuove cellule. «Con queste cellule staminali, ottenute dall'embrione, dal sangue placentare, nei feti abortivi e nel midollo osseo dell'adulto, si sostituiscono quelle difettose o assenti curando così molte malattie – ha spiegato Franco Locatelli, dell'oncoematologia pediatrica del San Matteo -. Nel 1968 è avvenuto il primo trapianto e la ricerca prosegue. E' necessario però mettere in guardia dalla medicina delle illusioni e dall'altro lato affrontare gli interrogativi etici». Già, perché nessuna obiezione se il donatore è adulto, ma quando è un embrione le cose cambiano. Paolo ha cinque anni e solo un trapianto di cellule staminali compatibili lo può guarire, mamma e papa concepiscono cinque embrioni, ma solo una sorellina è compatibile e quindi nascerà e salverà Paolo. Tutto ciò è etico?
Una domanda che si fanno i bioetici, insieme ad altri quesiti: «Siamo sicuri che dietro al desiderio di efficaci terapie non ci sia anche la recondita ambizione di un genere umano perfetto e immortale…», ha considerato Giovanna Ruberto docente di bioetica all'Università di Pavia. «In questo campo è importante un'informazione corretta perché ognuno possa poi prendere posizione – ha commentato Arturo Mapelli, presidente del comitato di bioetica -, per questo Lion Club ha scelto di affrontare questo argomento nello spirito della difesa delle dignità umana».
<i>di Carmen Morrone</i>