Il Vaticano censura preti e religiosi firmatari di un appello per la libertà di cura

luca kocci

libertà di scegliereUn’intimidazione con pochi precedenti quella appena avviata dal Vaticano contro 41 preti e religiosi che poco più di cinque mesi fa firmarono un appello “per la libertà sul fine-vita” promosso dalla rivista MicroMega dopo la morte di Eluana Englaro e durante la discussione al Senato del disegno di legge sul testamento biologico, poi approvato lo scorso 26 marzo (v. Adista n. 37/09).

Ad agosto – riferiscono ad Adista fonti vaticane – sarebbe infatti partita dalla Congregazione per la Dottrina della Fede una lettera indirizzata ai vescovi diocesani e ai superiori provinciali dei 41 preti e religiosi contenente un ordine preciso: convocare i sacerdoti per richiamarli all’ordine ed eventualmente punirli. La libertà di pensiero e di espressione, secondo la Santa Sede, la colpa dei firmatari che avrebbero dato la loro adesione ad un testo giudicato contrario alla dottrina cattolica, dal momento che ammette la possibilità di rifiutare alimentazione e idratazione.

L’aggravante è che il testo è stato pubblicato su MicroMega, cioè una rivista in ritenuta in Vaticano laicista ed anticlericale. Il direttore del mensile, Paolo Flores D’Arcais, interpellato da Adista, reagisce così alla notizia dell’iniziativa vaticana: “Questa ennesima intimidazione contro la coscienza che a parole viene ritenuta sacra fa parte di uno smaccato scambio simoniaco tra la Chiesa e Berlusconi: anti-testamento biologico subito da una parte, ammorbidimento delle polemiche sui comportamenti pagani di Berlusconi dall’altra”. Coscienza disidratata “La legge sul testamento biologico che il governo e la maggioranza si apprestano a votare imprigiona la libertà di tutti i protagonisti coinvolti al momento supremo della morte”, si legge nell’appello ancora online sul sito internet di Micromega. “Definendo il nutrimento e l’idratazione forzati come cura ordinaria e obbligata e non più come intervento terapeutico straordinario, la legge annulla ogni possibilità di valutazione sull’accanimento terapeutico”. Prosegue il testo: “La morte è un appuntamento naturale a cui tutti siamo chiamati; per i credenti poi è il vertice della vita vissuta, la soglia che introduce all’eternità. La decisione di porre fine ad una parvenza di esistenza è di pertinenza esclusiva della persona interessata che ha il diritto di esporla preventivamente in un testamento, oppure alla famiglia di concerto con il medico che agisce in scienza e coscienza. Con la forza della ragione e la serenità della fede ci opponiamo ad un intervento legislativo che mortifichi la libertà di coscienza informata e responsabile in nome di principi che non sono di competenza dello Stato e tanto meno di un governo o di un Parlamento che agiscono in modo ideologico sull’onda emotiva e la strumentalizzazione di una dolorosa vicenda (Eluana Englaro).

Come credenti riteniamo che chiunque come è stato libero di vivere la propria vita, così possa decidere anche di morire in pace, quando non c’è speranza di migliorare le proprie condizioni di esistenza umana”. A firmare il documento, don Paolo Farinella, don Vitaliano della Sala, don Enzo Mazzi, don Raffaele Garofalo, p. Fausto Marinetti, don Andrea Tanda, don Ferdinando Sudati, don Adolfo Percelsi, don Giovanni Marco Gerbaldo, don Pierantonio Monteccucco, don Chino Piraccini, don Marcello Marbetta, p. Tiziano Donini, don Aldo Antonelli, don Roberto Fiorini, don Luigi Consonni, don Angelo Cassano, don Renzo Fanfani, don Nicola De Blasio, don Guglielmo Sanucci, p. Benito Maria Fusco, p. Pierangelo Marchi, don Paolo Tornambè, don Carlo Sansonetti, don Franco Brescia, don Carlo Carlevaris, p. Nino Fasullo, don Andrea Gallo, don Angelo Bertucci, don Alessandro Santoro, don Giorgio De Capitani, don Francesco Capponi, don Alessandro Raccagni, don Salvatore Corso, don Riccardo Betto, don Albino Bizzotto, don Sandro Artioli; inoltre dom Giovanni Franzoni, don Franco Barbero e p. Gino Barsella, già dimessi dallo stato clericale (fra i firmatari ci sarebbe stato anche don Goffredo Crema che però, a metà agosto, ha scritto alla redazione di Micromega per ritirare la propria adesione).

L’iniziativa della Santa Sede nei confronti non di un singolo prete, ma di un intero gruppo rimanda a tempi lontani: restando all’Italia, alla battaglia referendaria per il divorzio del 1974 quando furono molti i preti schierati pubblicamente per il “No” a subire la sospensione a divinis (tra questi anche Giovanni Franzoni); oppure al 1989, quando vennero in vario modo puniti gran parte dei 63 teologi che firmarono una “Lettera ai cristiani” a favore di una attuazione più decisa del Concilio Vaticano II (insieme a don Vittorio Cristelli, direttore del settimanale diocesano Vita trentina che, solo per il fatto di aver pubblicato quella lettera, venne licenziato in tronco). Le lettere della Congregazione per la Dottrina della Fede sono in viaggio. Si tratterà di vedere nei prossimi giorni come i vescovi e i superiori provinciali decideranno di intervenire sui preti e sui religiosi che si trovano sotto la loro giurisdizione.