Il genio gay ucciso dal pregiudizio

Mario Ricciardi

Una mela al cianuro. Mangiandola si è ucciso Alan Turing, genio della matematica, il 7 giugno del 1954. Quando ha deciso di farla finita, scegliendo un modo di morire che sembra ispirato a una favola, la sua vita era a pezzi. Tre anni prima aveva conosciuto un ragazzo a Manchester. Un amore sbagliato cui era seguita una brutta storia di ricatto, approdata in tribunale.

A quei tempi avere rapporti omosessuali era un reato nel Regno Unito, e Turing lo sapeva. Ciò nonostante, aveva scelto di rivolgersi alla polizia per liberarsi dal ricattatore. Si era trovato ad affrontare un processo nel corso del quale non fece mistero delle sue inclinazioni. L’alternativa lasciatagli dal giudice fu secca: la prigione oppure una cura di estrogeni. Scelse la seconda, ma non fu più lo stesso. Tra le annotazioni scritte dopo l’arresto ce n’è una che dice: "Turing believes machines think, Turing lies with man". Sì, perché questo matematico poco più che quarantenne era nato a Londra nel giugno del 1912 – aveva pubblicato nel corso della sua breve ma intensa carriera accademica alcuni lavori che hanno cambiato il nostro modo di pensare, dando un impulso decisivo alla più straordinaria impresa tecnologica e intellettuale del ventesimo secolo, la nascita dell’intelligenza artificiale. Dietro questi brillanti risultati c’è però la menzogna di chi non può baciare in pubblico la persona amata. Che fosse un ragazzo dotato ma difficile si era capito presto. Veniva da una famiglia della classe media – il padre era un funzionario dell’Indian Civil Service – ma l’insegnamento delle public schools non era adatto a questo bambino solitario e sensibile, che trovava la natura e i suoi misteri più affascinanti dei riti e dei miti pensati per plasmare il corpo e la mente dei futuri amministratori dell’impero britannico. Le lettere in cui scrive alla madre dei suoi esperimenti di chimica mostrano entusiasmo e curiosità non comuni per la sua età. Tuttavia, il direttore della scuola non vuole sentir ragioni. Peggiore della classe in inglese, pessima grafia, metodi poco convenzionali nel risolvere problemi di matematica. Insomma un disastro: «se vuole rimanere in una Public School, il suo obiettivo è di divenire educato. Se vuole essere soltanto uno Specialista Scientifico, qui sta perdendo del tempo».

`Becoming educateti" è la formula chiave. Cioè avere un’educazione umanistica. La chiave per accedere al Civil Service, alle professioni liberali o alla politica. Tutto il resto è tecnica. La fine della scuola e l`approdo a Cambridge, al King’s College, sono una liberazione. Perla prima volta Turing si trova in un ambiente in cui l’originalità è l’unica cosa che conta, e dove la matematica e le scienze sono prese sul serio come forme di conoscenza. Essere omosessuali poi non è più un gran problema. Certo bisogna guardarsi dalle avventure di strada che possono finire con un ricatto o unadenuncia, maKing’s negli anni trenta è un posto speciale. Tra le mura del College l’omosessualità non è semplicemente tollerata, ma apertamente accettata. L’ambiente degli "Apostoli"-la società che raccoglie alcuna delle menti più brillanti del tempo è dominato da persone apertamente omosessuali o bisessuali: Keynes, Forster, Strachey, Moore. Liberato dall’oppressione il giovane Turing fiorisce intellettualmente. Frequenta le lezioni di Wittgenstein e comincia a pubblicare. La studio di Gódel sull`incompletezza lo spinge a interessarsi del "problema della decisione", una delle questioni irrisolte della matematica. Da questo interesse evolve l`intuizione della "macchina di Turing", un dispositivo che è in condizione di svolgere alcune funzioni della mente umana. Siamo agli albori di una nuova epoca: quando pubblica il suo paper la parola "computer" significa ancora semplicemente "calcolatore" e si applica a una persona che calcola. Oggi c’è chi ritiene che il calcolo non sia un modello adeguato per spiegare tutte le operazioni della mente. Tuttavia, negli anni trenta il lavoro di Turing sembra aprire possibilità insperate per il vecchio sogno di Leibniz di un pensiero calcolante. La guerra coglie Alan Turing al lavoro sulle sue macchine ideali e sulle loro straordinarie applicazioni. Ma gli amici di King’s pensano che un genio matematico con una passione perla crittografia possa essere utile a Bletchley Park dove gli analisti dell’M16 tentano di decifrare i codici nazisti, generati da una macchina che si chiama appropriatamente-Enigma. Turing accetta, come dice a un conoscente, perché «nessuno vuole averci a che fare e così posso occuparmene da solo». Ci riesce, e la guerra ha una svolta.