Da Della Vedova alla Perina, lettera aperta per fermare le norme alla Camera
L’ampio via libera al testo sulle cure palliative dà fiato a chi spera di modificare il disegno di legge Calabrò sul fine vita, magari cercando una maggioranza trasversale di segno diverso. E così una ventina di deputati dell’area laica del Popolo delle Libertà ha firmato una lettera aperta, che viene pubblicata oggi dal Foglio, nella quale si chiede un passo indietro e un confronto più allargato.
Primo firmatario è il leader dei Riformatori liberali Benedetto Della Vedova. Tra gli altri ci sono il direttore del Secolo d’Italia Flavia Perina, Alessandra Mussolini, Fiamma Nirenstein e Mario Pepe. Lettera che il presidente della Camera Gianfranco Fini, reduce da un pranzo «chiarificatorio» con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha visto e condivide nel merito. Le perplessità sul ddl, approvato all’inizio dell’estate dal Senato e ora all`esame della Camera, coinvolgono quindi anche settori della maggioranza. Il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto non condivide l`appello: «Il dibattito c’è già e in commissione seguiremo la via maestra del confronto. Studieremo con grande attenzione la possibilità di emendamenti che lo migliorino realmente rifuggendo da ogni strumentalismo politico ». Ma i firmatari chiedono di più: vorrebbero azzerare il ddl o quasi. «Vorremmo correggere un’impostazione – spiega la Mussolini – che rischia di travolgere un dibattito libero. Sento l’andazzo qui alla Camera e temo il rischio di toni da barricata: non è accettabile un testo blindato su una materia tanto delicata come quella del fine vita». L’obiettivo è quello di dar vita a una legge meno rigida, che respinga eutanasia e accanimento terapeutico ma lasci fuori dalle disposizioni normative la zona grigia: « È un testo, quello uscito dal Senato, con diversi profili di incostituzionalità – spiega Peppino Calderisi – che rischia di vedere aumentare la possibilità di intervento dei giudici». Fini da tempo è critico sull’obbligo alla alimentazione e alla idratazione dei pazienti e chiede una legge che lasci l’ultima parola a pazienti, familiari e medici. A Genova, alla festa del Partito democratico, il suo intervento era stato applauditissimo. Non è un caso che ora il documento trovi il plauso dell’opposizione: «E un segnale importante che non va fatto cadere – spiega l’ex ministro delle Pari Opportunità Barbara Pollastrini – La ragionevolezza invoca un testo ispirato da un diritto mite. Non mancherà la nostra disponibilità al confronto in Parlamento per trovare soluzioni che siano largamente condivise». Intanto la commissione Igiene e Sanità ha dato il parere favorevole all’indagine conoscitiva sulla pillola abortiva, la Ru486, dopo che l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ne ha autorizzato la vendita nel luglio scorso. L’ok all’indagine, che durerà 70 giorni, è arrivato all`unanimità, con il consenso di tutti i gruppi. Ma il Partito democratico si divide, con la presidente dei senatori Anna Finocchiaro che parla «di indagine pretestuosa» e di atteggiamento «strumentale da parte del governo». Dorina Bianchi ha accettato di essere uno dei due relatori dell’indagine (l’altro è Raffaele Calabrò) e a favore si dichiarano anche gli esponenti del Pd Claudio Gustavino e Daniele Bosone. Ma la senatrice Vittoria Franco contesta la Bianchi: «La sua è una decisione a titolo personale». E lo stesso fa Ignazio Marino, candidato alla segreteria del Pd e paladino del tema della laicità: «Questa situazione non si sarebbe determinata se la capogruppo del Pd Dorina Bianchi non avesse dato il suo voto a favorevole e se, più prudentemente, avesse fatto in modo di aprire un dibattito all`interno della commissione, in maniera collegiale».