Embrioni orfani, ecco la relazione della Commissione di studio

crioconservazioneGli embrioni soprannumerari orfani restano dove sono, ovvero nelle cliniche di procreazione medicalmente assistita, che devono continuare a curarne il mantenimento a proprie spese. Fino a quando? Finché la scienza non farà i necessari progressi per stabilire dei criteri certi e oggettivi atti a verificare il loro stato di vitalità. Sembra destinata a restare vuota, quindi, la banca degli embrioni allestita nel 2004 nel Padiglione Marangoni del Policlinico di Milano per volere dell’allora ministro della Salute Girolamo Sirchia, che allo scopo aveva previsto uno stanziamento iniziale di 400 mila euro.

È quanto si evince dalla relazione finale della ‘commissione di studio sugli embrioni crioconservati nei Centri di procreazione medicalmente assistita (Pma)’, voluta dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi (che l’ha istituita il 23 giugno 2009) e coordinata da Francesco D’Agostino, presidente dell’Unione giuristi cattolici. Il parere – che non ha forza di legge e che non è condiviso da tutti i membri della Commissione – è stato presentato lo scorso gennaio, ma la notizia ha cominciato a circolare solo di recente. Ecco, in breve, le conclusioni principali di quasi sette mesi di lavoro.

Tanto per cominciare le linee guida sulla legge 40 dovrebbero essere aggiornate alla luce della deroga alla crioconservazione che la sentenza 151/2009 della Corte Costituzionale ha esplicitamente introdotto riguardo agli embrioni prodotti ma non impiantati per scelta medica. La commissione ritiene poi che la rinuncia (espressa o tacita) al trasferimento in utero degli embrioni crioconservati non sia sufficiente a definirli “in stato di abbandono definitivo”, poiché sempre revocabile da parte della coppia. Inoltre, si legge nel testo, sarebbe necessario un consenso informato diverso e più consapevole. Restano irremovibili i divieti alla donazione per la fecondazione eterologa e alla ricerca nel caso in cui gli embrioni non siano adatti all’impianto in utero.

Di idea diversa due dei membri della commissione, Amedeo Santosuosso e Carlo Alberto Redi (rispettivamente presidente del Centro di Ricerca Interdipartimentale European Centre for Life Sciences, Health and the Courts e direttore del Laboratorio di Biologia dello Sviluppo, entrambi presso l’Università di Pavia), che non approvano molti punti della relazione: “Non condividiamo il presupposto che esista un paradosso, legalmente inevitabile, di una crioconservazione che potrebbe non avere mai un termine’, riportano i due nella loro ‘Opinione dissenziente’.

“Certo è – ha dichiarato Filomena Gallo, avvocato e vice segretaria dell’Associazione Concioni – che per definire il destino degli embrioni c’è bisogno di un decreto ministeriale che indichi con precisione cosa farne. Il parere di questa commissione lascia di fatto tutto in sospeso e preferisce rimandare il problema invece che affrontarlo. E la questione non riguarda solo gli embrioni prodotti prima del 2004, ma anche tutti quelli che verranno prodotti d’ora in avanti. Prima della legge 40, l’eterologa veniva praticata in sicurezza, garanzia e in piena legalità. Gli embrioni che non erano adatti all’impianto in utero venivano usati per la ricerca scientifica. In nessuna parte d’Europa sono mai stati prodotti embrioni solo per scopo di ricerca”.