Claudia Mancina (Ds) aveva definito Benedetto XVI un «raffinato intellettuale che dialogherà con i laici da una posizione di forte identità». Delusa? «Sono amareggiata perche è intervenuto sul tema della procreazione assistita in piena campagna referendaria. Mi aspettavo che ne avrebbe parlato ma speravo che lo avrebbe fatto solo dopo il voto. Si vede che pure lui è sottoposto a forti pressioni politiche». Anche il segretario dello Sdi, Enrico Boselli, aveva difeso Benedetto XVI: «La sua elezione — aveva detto non è una vittoria della destra». Non che adesso lo attacchi, ma qualche dubbio in più ce l’ha: «Se il Papa dovesse entrare in maniera ancora più diretta nella politica italiana — spiega — sarebbe un peccato. Quando esponenti cattolici dicono che considerano strani i cattolici che andranno a votare al referendum, si sorpassa il confine della laicità dello Stato. Spero che Ratzinger non avalli questa operazione». Se due mesi fa si parlava di fiducia, ora siamo ai timori.
Dice Marco Rizzo, Comunisti italiani: «La sinistra è campione in questo sport: ha provato a tirare il Papa dalla sua parte dipingendolo non com’è ma come lo vorrebbe. E’ stato un errore. Il Papa fa il Papa, è il suo mestiere. Non si può pretendere che faccia il progressista, che apra sul matrimonio per i preti o sugli omosessuali. La Chiesa è questa, chi ci vuole stare ci sta». Anche lo storico Luciano Canfora aveva avuto parole di apprezzamento per Benedetto XVI quando il Papa aveva parlato della necessità di abbattere le barriere di razza e di classe. «Mi aveva colpito quella frase — spiega il professore — perché si era espresso in un modo più semplice ed esplicito della stessa sinistra. Ma vedo che Ratzinger conferma la sua linea, non si sposta nemmeno di una riga. Le delusione nasce solo in chi si era illuso e io, in realtà, ero sicuro che sarebbe andata così».
Dalla Margherita Ermete Realacci invita alla calma: «Non dimentichiamo che i primi segni del pontificato di Wojtyla erano stati in qualche modo regressivi. Poi lui li ha integrati con quel rapporto speciale con i giovani, con quel protagonismo sulla frontiera sociale e della pace che hanno dato alla sua epoca un carattere di grande apertura. Aspettiamo a giudicare Ratzinger, io sono fiducioso».