Contraccezione d’emergenza, c’è chi dà i numeri: malafede o ignoranza?

Luigi Montevecchi

Intervista al dottor Luigi Montevecchi, consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni, su Babylonist

In tema di aborto e contraccezione, le affermazioni del presidente del Movimento per la vita, Carlo Casini, durante la conferenza stampa indetta a Montecitorio per commentare i dati della relazione annuale sulla legge 194, mi inducono a riflettere su un tema più ampio di quello affrontato nella polemica con il ministero della Salute, e in particolare sul valore delle scelte individuali e sulla manipolazione semantica (…e non solo…) operata per disinformare.

Riguardo al primo argomento il dibattito si è sempre sviluppato tra coloro che ritengono irrinunciabile imporre la propria visione a chi ha opinioni differenti, e chi – al contrario – rivendica il diritto di poter attuare le proprie scelte senza per ciò costringere altri a seguirle. Fu così negli anni ’70 per il conflitto sul divorzio e sull’aborto, e continua ancora oggi per l’uso degli embrioni. La dicotomia tra chi ritiene la vita umana e il vincolo matrimoniale valori assoluti, e chi li valuta nel contesto di particolari condizioni (le circostanze e le modalità del concepimento, la realtà dell’ambiente familiare etc…) è difficilmente sanabile, e forse la soluzione più intelligente sinora adottata è proprio quella di mantenere aborto e divorzio come opportunità a disposizione di chi richiede di usufruirne, nel rispetto dei limiti imposti dalla legge.

Non si può consentire, invece, la coesistenza di due differenti interpretazioni rispetto al significato di quei termini che, utilizzati in ambito scientifico, definiscono realtà perfettamente caratterizzate. Se – ad esempio – affermo che il signor Rossi è deceduto, nessuno è autorizzato a ritenere che sia “un po’ morto”, ma anche “un po’ vivo”, oppure che potrebbe riprendere anche a ridere, o a parlare. Delle due l’una: o si confuta su base scientifica il decesso (dimostrando che esiste un’attività cerebrale, cardiocircolatoria…etc) oppure si accetta l’evento grave ed irreversibile. “… C’è un po’ di esultanza per la riduzione degli aborti; anche noi crediamo che si siano ridotti un pochino, ma non cosi’ come dice il ministro. Noi diciamo che bisogna tenere conto degli aborti che prima non c’erano e oggi ci sono, penso alla pillola del giorno, il calcolo e’ circa 60-70 mila aborti incalcolabili ma che pero’ ci sono…”. Quanto riportano le agenzie, in relazione alla conferenza del Movimento per la vita, è un chiaro esempio di manipolazione semantica che si avvale della formula dubitativa (…noi crediamo che si siano ridotti un pochino…) e della esplicita insinuazione (…penso alla pillola del giorno dopo…).

L’Organizzazione mondiale della sanità ha chiarito che la pillola del giorno dopo non è in grado di impedire né l’ingresso dello spermatozoo nell’ovulo, né l’annidamento dell’ovulo fecondato nell’utero. Per tale motivo tale pillola è stata catalogata come anti-ovulatorio (impedisce il rilascio dell’ovulo dalle ovaie) e non certo come farmaco capace di provocare un aborto. Anche la Figo (International federation of gynecology & obstetrics) ha recentemente ribadito nelle proprie linee guida che «the primary documented mechanism of action for both the levonorgestrel and ulipristal regimens is interference with the process of ovulation. …omissis…These regimens have been shown not to prevent implantation of a fertilized egg into the uterus…». Dunque la contraccezione di emergenza (pillola del giorno dopo) non è in grado di indurre un aborto, ma può impedire la fecondazione di un ovulo. Il significato delle parole dipende inevitabilmente anche dal contesto comunicativo in cui si inseriscono e dunque anche la proposizione di interrogativi può risultare idonea a diffondere una notizia falsa. Un giurista potrebbe intravedere il reato di diffamazione a mezzo stampa, se pronunciate nel corso di una conferenza appositamente convocata. Al di là delle considerazioni giuridiche pensare che l’incremento dell’uso della contraccezione (di emergenza) possa determinare «60-70 mila aborti incalcolabili» è gravemente surreale: e poco importa stabilire se per ignoranza o malafede.