Secondo la destra doveva servire per «eliminare il far west» e tutelare i pazienti infertili. Ma in cinque anni di vita la norma sulla fecondazione assistita non ha fatto altro che peggiorare la situazione
In un periodo di grave recessione economica, dove mancano i fondi perla ricerca scientifica e per le università, a cosa serve stanziare dei soldi per far lavorare il duplicato di un organo già esistente?». La domanda che da oltre due mesi non ottiene risposta è di Filomena Gallo, vice segretario dell’Associazione Luca Coscioni e presidente dell’associazione dei pazienti infertili Amica Cicogna.
Il quesito riguarda la costituzione, presso palazzo Chigi, della Commissione "Osservatorio sull’applicazione del dl 191/07 alla procreazione medicalmente assistita" disposta dal sottosegretario al Welfare con delega alle questioni bioetiche Eugenia Roccella. A sollecitare la Roccella sul perché di uno strumento che ricalca perfettamente nelle funzioni un altro già esistente da quando la legge 40/2004 è in vigore, vale a dire il Registro nazionale sulla fecondazione, sono stati in questi due mesi anche i senatori radicali del Pd Donatella Porettí e Marco Perduca. Ma entrambe le interrogazioni parlamentari, una del 13 giugno e l’altra del 14 luglio, sono ancora oggi inascoltate. La commissione Osservatorio fa parte di una "coppia" di organismi ministeriali (l’altro si occupa della questione relativa alla crioconservazione degli embrioni sovrannumerari) presentati il 27 maggio scorso dal ministro Sacconi e dalla sua sottosegretaria con lo scopo di spianare la strada al varo di «nuove linee guida sulla legge 40» che secondo Roccella «saranno pronte in autunno o al massimo entro dicembre». Il varo delle commissioni seguì di pochi giorni la pubblicazione della sentenza 151/2009 con cui la Corte costituzionale ha dichiarato parzialmente illegittima la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, di fatto stravolgendo quasi tutto l’impianto della legge. E questo potrebbe far pensare a un tentativo estremo quanto immediato di difesa di una norma che fa acqua da tutte le parti e che in cinque anni ha complicato la vita a migliaia di coppie italiane con patologie che causano l’infertilità. Fatto sta che, «senza alcun decreto di nomina – osserva Gallo – l’Osservatorio è già al lavoro con le Regioni. Quindi agisce in piena violazione di legge. Inoltre, non si conoscono esattamente tutti i nomi di coloro che ne fanno parte. E anzi, sul sito del ministero compare solo l’indicazione dell’incarico che i membri dell’Osservatorio ricoprono presso altri enti». C’è poi un altro elemento poco chiaro.
Sempre durante la conferenza stampa del 27 maggio Roccella aveva detto che questa commissione avrebbe dovuto occuparsi di riscrivere le linee guida della legge 40. «Se questo sta avvenendo – spiegala presidente di Amica cicogna – nessuno ha chiesto il parere preventivo del Consiglio superiore di sanità. A quanto pare, il sottosegretario persiste nel difendere una legge dello Stato che va contro i principi legge dello Stato che va contro i principi della Costituzione». E non è finita qui. Andando a spulciare tra le molteplici funzioni attribuite alla commissione Osservatorio emergono altre magagne. Oltre a doversi occupare della verifica dell’applicazione della legge 40, il nuovo strumento ministeriale dovrà stabilire le modalità di attuazione delle disposizioni di qualità e di sicurezza per la donazione, l’approvvigionamento, il controllo, la lavorazione, la conservazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umani contenute nel dl 191/07. Questo si combina con il recepimento da parte dello Stato italiano della direttiva europea 2004/23/Ce, in base alla quale, per uniformarsi ai criteri di standard e sicurezza di tutta Europa, i centri di fecondazione italiani dovranno diventare Istituti delle cellule e dei tessuti anche e soprattutto, in virtù del fatto che trattano gameti ed embrioni.
Ebbene, a occuparsi di stilare i requisiti tecnici dei centri di procreazione assistita sarà la nuova creazione di Sacconi e Roccella. I quali a marzo scorso hanno ipotizzato la necessità di identificare i centri di fecondazione con le più alte percentuali di successo attraverso l’assegnazione di un bollino blu. Ma in merito a questa proposta, c’è già stato un parere negativo del Garante della privacy, secondo cui non è possibile fornire dati in forma disaggregata sui risultati delle tecniche di fecondazione. Non solo, se da qui a poco tempo tutti i centri diventeranno Istituti per le cellule e i tessuti, questi dovranno essere valutati in base a requisiti strutturali e non attraverso una classifica parziale, dei "buoni" e dei "cattivi" medici, di gravidanze riuscite e non. Insomma, tra contraddizioni, ambiguità e istituti che "si pestano i piedi", prevediamo la sesta "lunga estate calda" di fila per le coppie di pazienti infertili. Le quali dal canto loro non chiedono altro che il rispetto del diritto a procreare. Con buona pace del sottosegretario, non è un caso se gli italiani sono saldamente in testa alle classifiche europee di chi si rivolge a strutture sanitarie straniere per ottenere la soddisfazione di questa legittima richiesta.