La disabilità. O, meglio, il “non essere in linea”. Parte da qui la riflessione che Furio Colombo dedica al Congresso online dell’Associazione Luca Coscioni.
Sullo sfondo l’Italia, “Paese civile-incivile”, che lascia nella solitudine chi non vive “in linea con quella che viene considerata la norma della possibilità di usare la vita e i suoi strumenti”; in primo piano si intravvedono le vicende umane di due persone, Luca Faccio ed Alessandra Incoronato. Da loro Colombo ha appreso quali sono le difficoltà che un disabile incontra ogni giorno per le strade, negli uffici pubblici e nella propria abitazione. “Tenuti in un angolo dell’esistenza collettiva”, i disabili in Italia sono lasciati a se stessi. Una pensione mensile di poco più di 250 euro e un’indennità di 450 euro per un accompagnatore: una cifra “al di sotto di ogni possibile soglia di sopravvivenza”.
Il modello virtuoso, secondo Colombo, è rappresentato dagli Stati Uniti, Paese dove egli ha lavorato per anni come corrispondente. Oltreoceano il contributo dei disabili è considerato “indispensabile” perché, spiega Colombo, “qualunque limitazione dell’espressione, dell’intelligenza, della creatività, del talento di una persona è un’ingiustizia a danno di tutta la società”.
L’influenza della cultura anglosassone si avverte nell’appello finale di Colombo, che richiama tutta la comunità nazionale a condividere il senso profondo di una “missione comune” (ndr): “Contrariamente a quanto dice la Lega – afferma Colombo – noi siamo un’unica comunità, un’unica chance di esistere o non esistere, di essere o non essere”. Sta a noi impegnarci a rimuovere quelle barriere, che sono sempre fonte di “umiliazione per chi le ha erette”.
Non è un caso che l’Associazione abbia promosso recentemente a Roma l’iniziativa “No escort – Disabili sul bus senza accompagnatori”: l’obiettivo è il ripristino della legalità in molte città italiane, dove ai disabili è precluso il diritto di accedere autonomamente al servizio pubblico.
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