Testamento biologico, Viale: “Inevitabile mezzo passo avanti dell’ordine dei medici”

biotestamentoSilvio Viale, medico, membro della Direzione Nazionale dell’Associazione Luca Coscioni e del Comitato Scientifico di Exit Italia, definisce come un “mezzo passo avanti” il documento della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici che critica la legge contro il testamento biologico approvata dal Senato. Silvio Viale, che definisce “inevitabile” questa posizione, prende spunto dai biotestamenti di Eugenia Roccella, Maria Antonietta Farina, Giuseppe Palombo e Paola Binetti per sottolineare quanta voluta confusione vi sia sull’argomento:

“La posizione della FNOMCeO espressa a Terni è un inevitabile mezzo passo avanti. Inevitabile perché di fronte alla vergognosa legge approvata dal Senato non potrebbe che essere di critica. Un mezzo passo avanti perché, seppur nei limiti di un dibattito pilotato, va nella direzione della libertà, iniziando a riconoscere al paziente la propria autonomia decisionale. Purtroppo debbo osservare che sul testamento biologico, limitandolo propriamente a quando la persona non è più in grado di esprimere il proprio consenso, debbo sottolineare quanto voluta confusione vi sia ancora. Uno spunto interessante viene dalla pubblicazione sul Sole24ore di oggi dei biotestamenti di Roccella, Maria Antonietta Farina, Giuseppe Palombo e Paola Binetti dalla cui lettura – salvo errori di trascrizione – non si capisce nulla. Non si capisce neppure perché uno dovrebbe fare una dichiarazione di quel tipo. Mi stupisce che Maria Antonietta Coscioni si sia dimenticata di scrivere cosa si chiede di fare per interrompere uno stato di grave patologia non voluto – forse la dichiarazione pubblicata è incompleta – ma mi meraviglia ancora di più che gli altri tre si rifugino in slogan senza significato compiuto. Se Eugenia Roccella, giocando ai quattro cantoni, subordina le decisioni del marito e del figlio al “rispetto della sua dignità” e “del suo bene”, in pratica lascia carta bianca, Giuseppe Palumbo e Paola Binetti, paradossalmente entrambi medici, si premurano di scongiurare un evidentemente temuto “accanimento terapeutico”, senza però precisare coso si debba intendere per esso. E’ poi curioso che Paola Binetti chieda al fiduciario di scegliere un medico che “condivida gli stessi valori”, come se temesse di finire nelle mani di uno come me, che come valore principale ha il rispetto della volontà del paziente. Purtroppo, mi pare che la logica di certe dichiarazioni sia sempre la stessa: si faccia quel che si vuole, purché non si sappia.”