L’innovativa tecnica della crioconservazione di tessuto ovarico per la preservazione della fertilità nelle pazienti oncologiche tra i temi prioritari dei lavori congressuali
Bologna, 11 giugno 2009. Da oggi fino a sabato 13 giugno si svolge a Bologna il Congresso Annuale della SEGI, la Società Italiana di Endoscopia Ginecologica presieduta, attualmente, dal Prof. Massimo Petronio di Palermo. Il Congresso riunisce i maggiori esperti di chirurgia endoscopica ginecologica con lo scopo di fornire una completa panoramica delle metodiche mini-invasive più appropriate nel trattamento della patologia ginecologica e di presentare tutte le novità in questo ambito.
Gli esperti riuniti oggi hanno discusso delle nuove frontiere endoscopiche in medicina e chirurgia della riproduzione, con particolare riferimento alla preservazione della fertilità nelle pazienti oncologiche: è stata approfondita la tecnica innovativa della crioconservazione di tessuto ovarico, che rappresenta una grande speranza per tutte quelle bambine e giovani donne affette da tumore che possono andare incontro a sterilità a causa delle terapie antitumorali a cui devono sottoporsi. “La crioconservazione di tessuto ovarico è una tecnica di carattere sperimentale – ha affermato il Prof. Giuseppe De Placido, Ordinario di Ginecologia e Ostetricia presso l’Università degli Studi Federico II di Napoli e Vicepresidente SEGI – che permette il congelamento di un elevato numero di follicoli immaturi, prelevati di norma in la parascopia tramite l’asportazione di parte dell’ovaio. Nei casi in cui la donna debba sottoporsi a terapie che comportano un alto rischio di distruzione completa delle gonadi, quali radioterapia pelvica e/o chemioterapie ad alte dosi, può essere indicata l’asportazione di un intero ovaio. Solo dopo la completa remissione della neoplasia, i frammenti di tessuto ovarico vengono scongelati e trapiantati nella donna, con una ripresa della funzione endocrina, ossia della produzione di estrogeni da parte dell’ovaio trapiantato, nella maggior parte dei casi. Una volta verificatosi l’attecchimento del tessuto trapiantato, è possibile intraprendere procedure terapeutiche finalizzate all’ottenimento della gravidanza.
La crioconservazione del tessuto ovarico è indicata anche nelle donne adulte che non possono sottoporsi al congelamento degli ovociti perché colpite da tumori ormono-dipendenti; in questi casi, infatti, la stimolazione ormonale potrebbe aggravare la patologia. Infine, la procedura è indicata nelle situazioni in cui l’esecuzione di una stimolazione ovarica non sia compatibile con la necessità di intraprendere in tempi rapidissimi una chemio o una radio-terapia. Il centro di Napoli diretto dal Prof. De Placido e quello di Bologna del Policlinico S. Orsola Malpighi, diretto dal Prof. Stefano Venturoli (Ordinario di Ginecologia e Ostetricia- Università di Bologna), sono da considerare tra i centri all’avanguardia in Italia riguardo allo studio e alla ricerca su queste metodiche. Nell’ambito del Convegno SEGI anche un’intera Consensus Conference sulle strategie cliniche e sull’approccio chirurgico dell’endometriosi profonda, una delle patologie ginecologiche più frequenti che colpisce 14 milioni di donne in Europa e 5,5 milioni nel Nord America; secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità si parla di 150 milioni di pazienti al mondo. L’endometriosi non solo è accompagnata da sintomi molto dolorosi, talvolta così severi da risultare invalidanti, ma spesso è anche causa di infertilità. Dati recenti dimostrano, infatti, che il 25-50% delle pazienti con infertilità presenta endometriosi e che il 30-50% delle pazienti con endometriosi presenta problemi di infertilità.
“L’associazione tra endometriosi e infertilità – ha dichiarato il Prof.Renato Seracchioli, Responsabile Unità Semplice di Endoscopia Ginecologia e Chirurgia Pelvica Mininvasiva del Policlinico S. Orsola-Malpighi di Bologna e Presidente del Congresso – sembra imputabile a diversi fattori, principalmente riconducibili alla sovversione dei rapporti anatomici pelvici, alla modificazione del pattern immunitario e dell’assetto ormonale. Per la cura dell’endometriosi viene utilizzata la tecnica laparoscopica, i cui principali obiettivi sono l’asportazione radicale di tutte le lesioni endometriosiche e, non meno importante, la preservazione della funzione riproduttiva.”L’endoscopia è una tecnica diagnostica e terapeutica che permette di avere una visione diretta e dall’interno di alcuni organi, con l’obiettivo di verificare l’eventuale presenza di alterazioni o lesioni e di effettuare, all’occorrenza, interventi. L’endoscopia è una metodica basata sull’utilizzo di specifici strumenti (endoscopi), costituiti solitamente da un piccolo tubo flessibile composto da sottilissime fibre ottiche, che vengono inseriti nel corpo attraverso le cavità naturali. In ginecologia, l’applicazione dell’endoscopia avviene attraverso la laparoscopia (introduzione degli endoscopi nell’addome) o isteroscopia (direttamente all’interno della cavità uterina). L’approccio endoscopico in ginecologia è rivoluzionario perché offre vantaggi determinanti rispetto alla chirurgia tradizionale: minor invasività, possibilità di esaltare l’immagine con evidenti vantaggi specialmente per l’asportazione di lesioni endometriosiche, minor rischio di aderenze, minor perdita ematica, più rapido recupero post operatorio. Inoltre, l’endoscopia si presta particolarmente ad un approccio chirurgico conservativo finalizzato ad asportare la patologia, preservando l’integrità anatomo-funzionale dell’apparato genitale.