La presidentessa del “Forum associazioni familiari” Luisa Santolini, associazione legata al Comitato “Scienza e Vita”, durante un incontro pubblico di donne cattoliche single, ha affermato che “la 194 va applicata interamente” e poi che l’applicazione della 194 non dovrebbe permettere che feti ancora vivi vengano abortiti, e che anzi, “va fatto capire che le gravidanze devono essere portate avanti e al limite si può non riconoscere il bambino”.
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Se davvero la 194 fosse applicata interamente, il ministero della Salute dovrebbe aprire una corsia preferenziale per la distribuzione negli ospedali della RU486, la pillola abortiva.
Infatti, all’articolo 14 della 194 si legge “Il medico che esegue l’interruzione della gravidanza è tenuto a fornire alla donna le informazioni e le indicazioni sulla regolazione delle nascite, nonché a renderla partecipe dei procedimenti abortivi, che devono comunque essere attuati in modo da rispettare la dignità personale della donna”.
All’articolo 15 si legge “Le regioni, d’intesa con le università e con gli enti ospedalieri, promuovono l’aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza”.
Al di là di come la 194 debba essere applicata, i membri del Comitato Scienza e Vita e i sostenitori dell’astensione all’ultimo referendum, avevano fermamente sostenuto che la legge 40 non avrebbe portato ad una revisione della 194; ad un mese esatto dal voto del referendum sulla fecondazione assistita, coloro che avevano assicurato la tutela dei diritti e della salute della donna, stanno già ritrattando. Sarebbe opportuno che continuino ad astenersi.