L’Associazione Luca Coscioni sostiene e rilancia lettera aperta a CNR per aiutare chi studia e fa ricerca in Afghanistan

Le donne Afghane, fra cui ricercatrici e studentesse, non hanno in questo momento alcuna via di fuga. In quanto donne e uomini di scienza rappresentiamo una possibilità di salvezza e abbiamo il dovere morale di intervenire e offrire il nostro contributo per aiutare le colleghe a esercitare nel nostro, o nel loro Paese, la libertà di studio e ricerca, un diritto fondamentale per la dignità umana.

Con questo appello si apre la lettera aperta di oltre 400 tra ricercatrici e ricercatori alla Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Maria Chiara Carrozza, affinché si adoperi per aiutare ricercatrici e scienziate afgane in queste ore drammatiche per il loro paese. Un appello che l’Associazione Luca Coscioni e Science for Democracy sostengono e rilanciano.

“Ci uniamo ai nostri iscritti e dirigenti Valeria Poli e Roberto Defez, tra i primi a sottoscrivere la lettera a Carrozza, perché condividiamo quando da loro proposto ricordando come la libertà accademica sia un diritto umano fondamentale” hanno dichiarato Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni e Marco Perduca, coordinatore di Science for Democracy “un diritto che, proprio come tutti gli altri, in questi giorni è sotto attacco a seguito del colpo di stato dei talebani. Non possiamo fidarci delle dichiarazioni dei mullah per cui ‘le donne potranno insegnare alle donne’ perché, anche se confermate dai fatti, sarebbero comunque una gravissima violazione dei diritti umani”.

La lettera alla Presidente del CNR ricorda che esso “ha un ruolo centrale di riferimento e valorizzazione delle comunità scientifiche, anche in un quadro di cooperazione e integrazione internazionale in tutti i settori della conoscenza” e chiede che si faccia promotrice presso il Governo, tra le altre cose, di:

  • attivare corridoi umanitari dalle Università e i centri di ricerca afgani verso basi da cui sia possibile lanciare ponti aerei per offrire ospitalità in Italia presso l’ente (di appartenenza di chi ha sottoscritto la lettera) alle studentesse e studenti, ricercatrici e ricercatori, che vogliano completare le proprie ricerche e i propri studi;
  • reinvestire a questo scopo quote dei fondi in precedenza destinati alle operazioni militari in Afghanistan;
  • prevedere progetti scientifici internazionali, di cui il CNR puo essere promotore grazie alla sua multidisciplinarietà e lunga tradizione nello studio delle culture a sostegno di chi fugge dall’Afghanistan, promuovendo progetti di interesse storico, culturale e sociale e per lo studio della condizione femminile tra le popolazioni per quel paese.

Secondo la lettere, “Il CNR è l’unico Ente di ricerca nazionale in grado di accogliere tutte le professionalità presenti e attive in Afghanistan e quindi capace di farsi promotore di ospitalità, direttamente o attraverso le numerose collaborazioni con altri Enti di ricerca e Università Italiane”.