In una lettera aperta condivisa con il Guardian e altri giornali europei, ma non in Italia, 37 premi Nobel e persone di scienza hanno lanciato un appello all’EuroParlamento per rivedere le regole relative alla modificazione genetica in modo da consentire lo sviluppo di biotecnologie capaci di interagire con geni specifici modificandone il codice genetico. Si tratta di tecnologie che potrebbero rendere le colture più resistenti alle malattie e con maggiori probabilità di sopravvivere a eventi meteorologici estremi.
La lettera è promossa da WePlanet, un’organizzazione no-profit che si batte per tecnologie, tra le altre cose l’energia nucleare, l’editing genetico e l’agricoltura cellulare, inizia così: “In questi tempi di crisi climatica, perdita di biodiversità e rinnovata insicurezza alimentare, un approccio scientifico e basato sull’evidenza è essenziale sotto ogni aspetto. Ora più che mai dobbiamo superare l’ideologia e il dogmatismo. Per questo ci rivolgiamo al Parlamento europeo affinché prendiate in seria considerazione i vantaggi derivanti dall’adozione delle nuove tecniche genomiche (NGT) nelle vostre prossime decisioni parlamentari”.
Le prime firme in calce alla lettere sono quelle delle nobel per la chimica del 2020 Emmanuelle Charpentier, Jennifer Doudna, che hanno inventato CRISPR-Cas9 immediatamente dopo Sir Richard John Roberts, Premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina 1993, che ha partecipato alla VI Sessione del Congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica organizzato dall’Associazione Luca Coscioni e Science for Democracy ad Addis Abeba nel febbraio del 2020. Già in quella occasione Roberts aveva insistito sulla necessità di modificare radicalmente le direttive europee in materia di “nuove” biotecnologie anche per andare incontro alle esigenze proteiche di paesi in via di sviluppo.
Secondo la lettera aperta, un nuovo quadro normativo potrebbe aiutare gli agricoltori di tutto il mondo a utilizzare meno pesticidi e fertilizzanti. Purtroppo la maggior parte delle associazioni ambientaliste si oppone a qualsiasi proposta di modifica del codice genetico delle piante, come di altri organismi, esprimendo timori sulla loro sicurezza e sul pericolo di cambiamenti con conseguenze indesiderate. Chi invece sostiene queste tecnologie, in particolare di quelle di precisione, ritiene che tali rischi potrebbero essere poca cosa rispetto ai noti pericoli della perdita di biodiversità, della crisi climatica e della fame o malnutrizione che ancora interessa quasi un decimo della popolazione mondiale. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare a oggi non ha mai riscontrato rischi derivanti dall’editing genetico mirato nelle piante rispetto alla selezione convenzionale.
Come da anni denuncia l’Associazione Luca Coscioni, la Corte di giustizia europea ha stabilito che qualsiasi pianta prodotta modificando i geni – mirata o meno – deve seguire la direttiva del 2001 che regolamenta gli organismi geneticamente modificati, per sollevare la violazione del diritto alla scienza (CRISPR è stato scoperto almeno 10 anni dopo l’adozione della direttiva OGM!) l’Associazione e Science for Democracy hanno organizzato merende con riso editato geneticamente a Roma, Milano, Bruxelles e Bari – la disobbedienza alimentare davanti al Parlamento fu bloccata dall’agenzia federale belga e con Marco Cappato fummo identificati e interrogati una settimana dopo.
La richiesta di modifica delle regole di oltre 20 anni sono uno degli obiettivi storici dell’Associazione Luca Coscioni, la Commissione europea per il momento ha deciso che le piante ottenute con i nuovi metodi di editing genetico siano considerate OGM andandole però dalle norme di sicurezza esistenti, che secondo i sostenitori della tecnologia sono obsolete e restrittive. Occorre adesso che il Parlamento si esprima.
Una precedente lettera aperta firmata a dicembre da un gruppo più ristretto di scienziati – tra cui biologi molecolari e genetisti, molti dei quali lavorano per gruppi no-profit – sosteneva che la proposta della Commissione avrebbe dovuto essere “respinta o ampiamente rivista” perché la sicurezza dell’ambiente e della salute umana non può essere garantito. Hanno chiesto che tutte le piante geneticamente modificate siano soggette a una valutazione obbligatoria dei rischi caso per caso. Nel caso si arrivasse a questo compromesso, oltre a bilanciare il principio di precauzione con quello di innovazione, si potrebbero aprire nuove possibilità di sperimentazioni tanto in Europa quanto altrove, come per esempio in Africa, potenzialmente rivoluzionare per la “sicurezza alimentare” e tutto quello che a questa è connesso.